La nostra attuale società, definita come tecnologica-digitale, offre sempre meno opportunità di gioco libero a diretto contatto con la natura, a vantaggio di una incombente virtual reality game, dove la fantasia del soggetto è soppressa e non esiste alcuna possibilità di espressione del corpo e della mente.

Tutto ciò ricade sulla crescita e sul sano sviluppo psicomotorio del bambino: per questi motivi penso ad un’infanzia sola, segregata, abbandonata. Da qui emerge il bisogno pedagogico di ritornare “alla natura” e, non a caso, da diversi anni, in Italia come nel resto del mondo, si è diffusa la pratica dell’Outdoor Education (OE), ovvero quelle esperienze di gioco, di apprendimento e di relazione che si sviluppano in spazi aperti, fuori dalle aule scolastiche. La OE si designa come una concreta strategia educativa, versatile ed efficace. Tra i modelli di OE adottati nelle diverse esperienze educative internazionali, mi vorrei soffermare sulla Scuola nel bosco: con Karolina, educatrice laureata ed esperta di OE, cercheremo di capirne di più, delineandone obiettivi e peculiarità pedagogiche.

Karolina, cos’è un Asilo nel bosco? Come nasce?

È una didattica innovativa, stimolante e rappresenta una valida alternativa all’istruzione prescolare tradizionale. La prima forma di asilo nel bosco fu ideata da Ella Flatau nel 1950 in Danimarca. L’idea prende forma quando Flatau,trascorrendo parte del suo tempo a giocare con i figli in un bosco nelle vicinanze, si rende conto di quanto la natura avesse degli effetti positivi sul benessere psicofisico dei bambini.La filosofia delle scuole nel bosco, quindi,si basa sull’utilizzo dell’ambiente naturale come spazio privilegiato per le esperienze e per l’educazione.

Ci descrivi come si svolgono e come sono organizzate alcune attività?

Non esistono giocattoli prefabbricati, i bambini giocano con materiali che trovano in natura: si prediligono il gioco libero, attività sensoriali, atelier artistici. Un’attività molto affascinante è “l’esercizio del silenzio”, dove i bambini seduti in cerchio ad occhi chiusi, lontano da rumori molesti, “ascoltano” il bosco. Successivamente ci si incammina per esplorare la flora e osservare gli animali. Interessante è fare merenda con prodotti raccolti in natura, raccontando storie sotto gli alberi, seduti sui tronchi. Ai bambini piace molto cimentarsi nella raccolta di foglie da catalogare, raccogliere tronchi per poi intagliarli, confrontate il materiale raccolto e realizzare delle schede di classificazione, creare un erbario su un pannello di legno, ovvero un libretto a mò di enciclopedia. Divertente è anche l’allestimento in giardino di un angolo con cucina con tutto l’occorrente (mestoli e pentolame) per preparare zuppe di fango, tisane alle erbe e fiori, pappe con castagne o frutti caduti dall’albero. Ci si dedica alla realizzazione di un orto, seguendo il progetto sin dalla piantagione dei semini. Insomma, sono tantissime le attività da poter fare.

Ma per questo tipo di attività, le educatrici sono state preparate? Seguono corsi? C’è una formazione particolare?

Le Educatrici possono seguire dei percorsi specifici post laurea, con l’obiettivo di approfondire questo approccio educativo. L’educazione all’aperto, è qualcosa di complesso; lavorare fuori non avviene nello stesso modo in cui lo si fa in aula. Questa è una pedagogia attiva, non tutto può essere programmato: grazie ad un percorso specifico possono acquisire strumenti efficaci per realizzare una nuova didattica.

Quali sono i benefici del frequentare un asilo nel bosco?

Stare all’aria aperta, insieme ai propri pari, accresce le capacità sociali dei bambini, che messi in un contesto diverso da quello dell’aula scolastica sono spinti a stare in relazione con se stessi e con gli altri in modo differente. Inoltre, alcune attività aumentano la consapevolezza verso i temi del rispetto dell’ambiente, della percezione del sé nel mondo e della salute di corpo e mente: il bagaglio di conoscenze aumenta in modo esponenziale, sotto una forte spinta emotiva. L’OE è fondamentale perché i bambini crescano in modo sano e diventino autonomi e responsabili. All’aperto i bambini scelgono da soli dove giocare, esplorano posti diversi, costruiscono rifugi; si possono ritrovare davanti all’imprevisto e all’imprevedibile e con coraggio e determinazione (magari anche supportatidai compagni) affronteranno determinate situazioni.

Questa pratica educativa è adatta anche per i più piccoli?

Assolutamente sì. I bambini da 0 a 3 anni vivono il loro sviluppo senso-motorio stando all’aperto, piuttosto che seduti al chiuso. Sin dalla più tenera età, imparano a sfruttare i 5 sensi e ad approcciarsi al mondo grazie ad essi.