Il sonno del neonato e del bambino ha da sempre destato grande preoccupazione per chi si appresta a diventare genitore e molto se ne è parlato soprattutto in questi ultimi anni.
Ormai tutti gli scienziati ed i medici sono concordi con l’affermare che non si tratta di problemi, ma di caratteristiche, se ci rivolgiamo ai bambini 0/3 anni.
Il sonno del bambino infatti, a differenza del sonno dell’adulto, è caratterizzato da numerosi risvegli detti anche micro-risvegli; essi sono fisiologici e rappresentano una forma di protezione ancestrale che l’essere umano mette in pratica per non incorrere in potenziali pericoli (un tempo il pericolo principale per gli esseri umani era rappresentato dagli animali predatori e i micro-risvegli permettevano uno stato di allerta costante, come forma estrema di auto protezione).
Favorire il sonno però è di fondamentale importanza, in quanto consente una serie di processi fondamentali per la strutturazione del cervello stesso ed il suo funzionamento ottimale.
In particolare il sonno assolve le seguenti funzioni:
- consolida memoria e apprendimento;
- rafforza il sistema immunitario;
- favorisce la secrezione dell’ormone della crescita;
- favorisce lo sviluppo cerebrale (sonno REM, funzionale allo sviluppo psicomotorio);
- favorisce il processo di depurazione cellulare dalle tossine di scarto prodotte durante la veglia.
I neuroscienziati attraverso lo studio continuo del funzionamento del cervello, affermano che i risvegli frequenti da parte di neonati e lattanti, sono dovuti ad una permanenza di circa il 50% del ciclo del sonno nella fase REM (a differenza dell’adulto che scende al 15%).
Esso è caratterizzato da 4 fasi:
- sonnolenza;
- sonno leggero;
- sonno profondo;
- sonno molto profondo.
Durante questi passaggi è frequente rilevare i microrisvegli, che richiedono spesso l’intervento dei genitori affinché il sonno continui.
La maggior parte dei bambini necessita di un supporto esterno per riuscire a recuperare quel sonno e ripartire; soltanto una piccola parte è in grado di gestirli in autonomia e di solito sono bimbi più grandi, che hanno ricevuto rassicurazioni di presenza dei caregiver tali da permettergli di attingere alle loro risolte interiori.
Quindi, per insegnare ai bambini a gestire in “autonomia” il sonno, è importante investire in pazienza, coccole, accudimento, tanto contenimento e tempo, prima di immaginare di poter vederli dormire tutta la notte.
Il cervello mantiene un’attività pressoché costante al fine di consentire la respirazione e la sopravvivenza dell’organismo stesso. Di grande importanza durante lo sviluppo cerebrale, e di conseguenza la regolarizzazione del sonno, risulta l’attività del nucleo soprachiasmatico dell’ipotalamo, in risposta ad una serie di stimoli esterni, primo fra tutti l’alternanza luce/buio, rumore/silenzio. Se è vero che bisognerebbe differenziare il riposo diurno da quello notturno è fortemente controproducente, a mio avviso, permettere ai bambini di dormire con una luce eccessiva il giorno, sperando di far comprendere al bambino che si tratti del pisolino diurno.
La luce rimane l’elemento più attivante per eccellenza e va da sé che al primo microrisveglio il sonno si interrompe, pur non avendo ancora ultimato il ciclo fisiologico che di solito è di circa un’ora.
Preparare invece un setting rilassante e avvolgente, con le tapparelle abbassate che lasciano trasparire, solo qua e là dai fori, dei piccoli punti luminosi, in silenzio, con qualche altro accorgimento, permettono al bambino di abbandonarsi al sonno senza stimoli eccessivi e con la consapevolezza che non si tratti della notte.
Oggi sappiamo che i numerosi risvegli sono determinati anche dalle tappe di sviluppo che inevitabilmente impattano nel sonno notturno.
I touchpoint, ideati dal dott. Barry Brazelton, noto pediatra americano, sono dei periodi prevedibili di regressione e disorganizzazione che precedono dei salti in avanti dello sviluppo del bambino (sviluppo motorio, motivo, del linguaggio, cognitivo).
I touchpoint tuttavia, sono molto spesso accompagnati da frustrazioni e grossi dubbi da parte dei genitori, perchè spesso hanno ripercussioni proprio sul sonno notturno, ma si tratta di fasi transitorie e non devono creare panico. Quello che occorre in certe situazioni è cercare di mantenere la calma, per poterla poi trasmettere a sua volta al bambino, che necessita di punti fermi e grande rassicurazione. Difficile altrimenti pretendere equilibrio se non lo si fornisce a sua volta.
Come intervenire?
Fissando dei punti fermi nella routine quotidiana, delle zone di confort che gli permettano di avere prevedibilità di ciò che si appresteranno a vivere nel corso della giornata.
I bambini, specialmente quelli molto piccoli sono molto abitudinari, amano stereotipare giochi e routine in quanto forniscono loro forti rassicurazioni.
La ripetizione dell’esperienza fornisce la rassicurazione profonda, permette a quei “fantasmi d’azione” di cui parla il grande Pedagogista e Psicomotricista francese, Prof. Bernard Aucouturier, di essere contenuti e rielaborati con l’aiuto dei genitori – caregiver.
Bisognerebbe lavorare sulla routine giornaliera, sul movimento, sull’utilizzo del corpo già dai primissimi mesi di vita, sul contatto col corpo materno in quanto primo oggetto d’amore e quel bisogno/pulsione che il bambino ha di ritrovare il piacere originario ma nel contempo, al momento giusto, rispettare il fisiologico bisogno di staccarsi da questo corpo, nel rispetto della propria maturazione psichica e fisica e del bisogno innato di metter a frutto le capacità motorie acquisite (seduta autonoma, gattonamento, strisciamento, in piedi…). Tutto ciò permette al bambino di lavorare sulla propriocezione (percezione di sé), sulla sua autostima e sul rinforzare il senso del possibile.
Lo sviluppo motorio ed il movimento autonomo quindi sono alla base del benessere del bambino e lo stato di benessere si manifesta in molti momenti della giornata, in particolare nelle fasi di preparazione al sonno e durante il sonno notturno stesso.
Promuovere il gioco spontaneo e autonomo è importante: attraverso esso il bambino ha la possibilità di elaborare vissuti e disagi, le eventuali interferenze da parte degli adulti con vari tentativi di distrazione non fanno che ostacolare quei processi meta-cognitivi implicati nel gioco autonomo.
Favorire tutti questi processi di sviluppo sono di fondamentale importanza e tutto questo si può fare entrando in connessione profonda con i bambini, cercando di accogliere ed interpretare le situazioni di disagio e disorganizzazione. Soltanto così potremmo pensare di strutturare una realtà serena e rassicurante e permettere ai bambini di abbandonarsi al sonno in assoluta tranquillità.
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