Simone Rugolotto, Direttore UOC Pediatria Ospedale di Rovigo, che ha curato la consulenza scientifica dei libri “Bimbo saluta il pannolino” e “Bimba saluta il pannolino” della collana Quid+, sintetizza a seguire alcuni consigli per i genitori impegnati nella “missione” estiva dello spannolinamento.

Mai troppo presto

Contrariamente a quanto si pensa, non è mai troppo presto per togliere il pannolino; si tratta di un passo importante, che è anche una questione di autostima e di fiducia, di reciproca e intima conoscenza.
“In base all’età e alle modalità – spiega il Dottor Rugolotto – possiamo individuare due fasi distinte: una prima fase, chiamata educazione assistita al vasino può iniziare fin dai primi mesi e fino ai 18 mesi; l’altra, chiamata educazione indipendente al vasino può iniziare a partire dai 18 mesi in avanti”.

Educazione al vasino: empatia e conoscenza reciproca

Una buona ed efficace educazione al vasino è anche il risultato di una comunicazione empatica, della capacità di leggere i messaggi che i nostri bambini ci danno quando li teniamo in braccio, e ne percepiamo il calore e il respiro. Non è solo questione di pratica o una semplice tecnica, ma anche un modo per conoscersi reciprocamente.

Accudimento ad alto contatto

L’educazione al vasino nei primi 18 mesi di vita, permette ai genitori di completare una presa in carico globale del proprio bambino, fornendo risposte appropriate ai reali bisogni del bambino. A questo proposito è utile ricordare che un accudimento ad alto contatto, una vicinanza “pelle-a-pelle”, che si è molto ridotta nella nostra società, è molto importante per il bambino piccolo: secondo alcuni studi, con l’utilizzo di culle, passeggini, box, seggiolini il contatto finisce per corrispondere soltanto al 10% nell’arco di 24 ore. Questo significa che i genitori stanno a contatto con i loro bambini solo due ore mezza al giorno, contro il 90% di altre società e culture.

Imparare a cogliere i segnali premonitori

Anche se in età molto precoce e non sono ancora in grado di parlare, i bambini hanno però la capacità di comunicare il bisogno di fare la cacca o la pipì attraverso dei precisi segnali premonitori che i genitori possono imparare a cogliere. Non si tratta di un linguaggio verbale codificato, ma di segnali che il bambino comunica tramite il corpo, il viso, la gestualità, gli orari, il tipo di pianto, e che i genitori interpretano grazie alla conoscenza che hanno dei propri figli.

Le tattiche vincenti

  • Insegnare i concetti di asciutto e bagnato, sporco e pulito;
  • familiarizzare con il vasino/water con riduttore;
  • non chiedere in maniera insistente alla bambina/o di stare sul vasino o di starci quando non ne ha bisogno;
  • far diventare il momento della cacca o della pipì un gioco;
  • associare il momento di eliminazione di cacca o pipì con i segnali premonitori, in modo che il bambino impari a conoscere meglio il proprio corpo.

Ancora un consiglio: “Anche se parliamo di educazione al vasino, non è escluso che i genitori possano scegliere di passare direttamente al riduttore per il water. Da questo punto di vista, in termini educativi per il bambino, in realtà, non c’è alcuna differenza, quindi è bene che ciascuno scelga la soluzione che gli è più consona. In caso di uso di riduttore per il water – conclude il Dottor Rugolotto – è importante porre un’alzatina sotto i piedi in modo che il bambino sieda sicuro e possa spingere correttamente”.