Negli ultimi 100 anni i progressi della prevenzione e delle cure mediche hanno ridotto al minimo la mortalità e la morbilità che in passato avevano da sempre reso la gravidanza un evento estremamente pericoloso per la mamma ed il bimbo.

Molte patologie come la preeclampsia, il travaglio distocico, l’emorragia, la sepsi ed altre ancora sono oggi efficacemente curate soprattutto nei paesi ad alto reddito e la mortalità e la morbilità materno-neonatale si sono ridotte a percentuali minime come mai avvenuto in passato. Anche il taglio cesareo che fino alla metà dell’800 aveva esiti mortali oggi è un intervento sicuro.

Quello su cui vi è ancora grande margine di miglioramento è la protezione del perineo e di tutto il canale del parto dal trauma che il passaggio del feto attraverso di esso può comportare.
Il parto per via vaginale ha sempre provocato qualche danno a volte lieve ed a volte grave a livello della vagina, del perineo e delle strutture pelviche che garantiscono la continenza delle urine e delle feci e il sostegno dell’utero.
Il passaggio della testa fetale nel canale del parto coinvolge il muscolo elevatore dell’ano e nella fase espulsiva provoca un allungamento di circa tre volte delle fibre del muscolo puborettale che ha un ruolo fondamentale nel meccanismo della continenza. È ragionevole pensare che il processo di stiramento delle fibre muscolari di questa muscolatura durante la fuoriuscita della testa fetale sia fisiologicamente previsto e tollerato se avviene in modo graduale e progressivo nel tempo in modo tale che i processi di adattamento si possano realizzare e i meccanismi di compenso e recupero possano funzionare.
Per molti anni si è ritenuto in buona fede che l’allargamento dell’anello vulvare mediante un taglio chirurgico netto della vulva (episiotomia) facilitasse la fuoriuscita della testa fetale e riducesse il rischio d’incontinenza urinaria, prolasso genitale e complesse lacerazioni di difficile riparazione.
In realtà gli studi fatti successivamente hanno dimostrato che tutto ciò non corrisponde al vero ed anzi sarebbe meglio non eseguire questo taglio.

Quando si esegue l’episiotomia?

Oggi l’episiotomia negli ospedali italiani è eseguita molto raramente e solo in caso di assoluta necessità.

Da alcuni anni il personale coinvolto nell’assistenza alla nascita ha sviluppato grandi abilità e nuove conoscenze che permettono alle donne di avere un parto vaginale come desiderato e senza lesioni o esiti invalidanti sul pavimento pelvico e sul perineo.
Durante la gravidanza viene insegnata alle donne in attesa una tecnica di massaggio dei muscoli perineali che ne favorisce la distensione durante il periodo espulsivo e ne riduce il traumatismo.

Durante il parto si rispetta e si asseconda il procedere naturale del travaglio quando non ci sono problemi particolari che richiedono un intervento medico.

– Vengono evitate tutte le manovre come le pressioni sul fondo dell’utero e l’abuso di farmaci che accelerano l’uscita del bimbo dal canale del parto per consentire alla muscolatura del pavimento pelvico di allungarsi ed adattarsi al passaggio della testa fetale senza subire lesioni da eccessivo e troppo veloce stiramento.
– Si sfruttano le diverse posizioni corporee che la donna può assumere durante il travaglio a scopo favorente, si applicano impacchi caldi sulla vulva e si eseguono manovre dette di protezione del perineo.

L’arte ostetrica oggi è molto concentrata su tutto ciò che può rendere il meno traumatico possibile il passaggio del bimbo dall’utero materno al mondo esterno.

 

Cosa succede in caso di lacerazione?

Nonostante tutte queste attenzioni è comunque sempre possibile che in modo imprevedibile ci sia un danno o una lacerazione del perineo o del canale del parto in senso lato. In questo caso è di fondamentale importanza riconoscere e valutare con attenzione l’entità del danno delle strutture anatomiche del perineo per poi procedere ad una loro appropriata riparazione tale da garantire un recupero della funzionalità.
Poiché queste gravi lesioni sono estremamente rare è indispensabile che il personale di assistenza si eserciti periodicamente ad eseguire gli interventi di chirurgia riparatrice delle lesioni su simulatori appositamente progettati per adempiere a questo scopo. Solo il costante allenamento basato sulla simulazione garantisce l’acquisizione da parte degli operatori delle necessarie abilità tecniche.
Ed infine dopo il parto verranno proposti esercizi di riabilitazione perineale (esercizi di Kegel) che restituiranno alla muscolatura la funzionalità di cui usufruiva prima del parto.
In conclusione possiamo ritenere che i metodi di prevenzione (massaggi, rilassamento, impacchi caldi, spinte espulsive contenute, rieducazione del perineo ecc.), le posizioni libere in periodo espulsivo ed il riconoscimento e il trattamento appropriato delle lesioni perineali possono ridurre in modo significativo le conseguenze negative del trauma perineale da parto.

a cura di dr. Claudio Crescini, Vicepresidente AOGOI