Alcune volte i bambini possono presentare delle difficoltà nell’assumere alcuni tipi di alimenti per via della loro consistenza, aspetto, sapore, etc. In questo articolo ci soffermeremo su carne, legumi e verdure, alimenti che per differenti motivi possono non essere accettati dal piccolo.
Solitamente questi alimenti, almeno per quanto riguarda la dieta mediterranea, vengono proposti durante il pranzo e la cena, pasti che singolarmente garantiscono il 30-40% dell’introito calorico giornaliero. Secondo le linee guida questi pasti dovrebbero essere composti da:

  • una fonte proteica;
  • una fonte glucidica;
  • verdure;
  • condimenti e frutta.

Grazie a questa combinazione è possibile creare più abbinamenti, garantendo una certa varietà nell’arco della settimana.

Ma se il bambino non li mangia? Come è possibile introdurli nella sua alimentazione?

È sempre bene ricordarsi che per cambiare, per modificare un’abitudine, è necessario del tempo, il giusto tempo, diverso per ognuno. Lo stesso avviene per le abitudini alimentari. Se le preferenze sono immediate, le abitudini, invece, impiegano tempo per formarsi e non sempre sono funzionali al benessere.

I genitori hanno una grande influenza sulle abitudini:
se uno degli alimenti favoriti dal bambino è il cioccolato e mamma e papà lo offrono alla fine di ogni pasto, trasformeranno una preferenza in abitudine. Lo stesso può valere al contrario: se la verdura non rientra tra i cibi preferiti del bambino ma i genitori la propongono ogni giorno in modo gradevole e senza forzature per il piccolo, essa farà parte della sua alimentazione!

Le abitudini, inoltre, si modificano continuamente quindi anche le meno salutari possono essere modificate, con tempo e pazienza! Come fare?

In primo luogo è importante prendersi il tempo per capire “cosa” realmente mangi il bambino, se realmente rifiuta ogni forma di quello specifico alimento o categoria di alimenti. Per fare un esempio, è frequente pensare che il bambino non mangi le verdure perché non le ama come contorno. Spesso, però, ci si dimentica che tutte le volte che mangia la pasta con la passata di pomodoro o il pesto di zucchine, il minestrone, le polpette di verdure, non sta facendo altro che mangiare verdure!
È bene ricordarsi, inoltre, che i gusti dei bambini vanno rispettati: ci saranno alcune verdure che, probabilmente, non mangerà mai, ma questo non avrà alcuna ricaduta sul suo benessere.

Anche il “quanto” mangia il bambino è un dato da considerare: per alcuni genitori i loro bimbi in età da svezzamento (ma anche più grandicelli) dovrebbero assumere un certo quantitativo di verdure, di carne, etc. e, frequentemente, non rispecchia le reali necessità del piccolo. Molto spesso, infatti, ci si dimentica che ogni essere umano nasce con una capacità innata di autoregolazione, di ascolto dei segnali di sazietà (ad esclusione di specifiche patologie).

Introdurre un nuovo cibo nell’alimentazione di un bambino significa coinvolgere anche il resto della famiglia: questo aumenterà le probabilità che il bambino assaggi il nuovo alimento e che esso entri a far parte delle sue abitudini alimentari, l’apprendimento per imitazione è rapido e potente! Osservare gli altri componenti della famiglia mangiare alcuni alimenti, le loro espressioni di piacere quando li gustano, le loro espressioni verbali (es: “Mmmm che buono!”), stimola la curiosità ed il comportamento esplorativo del bambino.

Obbligare il bambino, costringerlo, a mangiare un alimento non è mai una buona strategia per farlo apprezzare. Il mondo è pieno di adulti che affermano: “Mi hanno obbligato così tanto da bambino a mangiare x che ora non lo mangio più, mi disgusta!”. Al posto dell’amore si è creata un’avversione. A nessuno piace fare qualcosa per obbligo, specialmente perché esso è, solitamente, legato a tensione, rabbia, agitazione.

Il clima emotivo a tavola è fondamentale. Proporre un nuovo cibo con calma, pazienza, dolcezza, eviterà reazioni aversive di nausea, vomito o rifiuto. Proporlo con agitazione, concentrando tutta l’attenzione a tavola su quel boccone e sulla speranza che entri nella bocca del proprio figlio, crea un clima di tensione che, sicuramente, non favorisce la fame e la curiosità. Basti pensare a come sarebbe difficile gustarsi un panino per uno studente che, agitato, sta aspettando di essere interrogato per l’esame. Il bambino, inoltre, dopo ripetute scene di agitazione dinnanzi a quel cibo, potrebbe associarlo a queste emozioni negative e questo lo renderebbe poco appetibile.

Quanto appena espresso vale anche dinnanzi ad un rifiuto. Se il piccolo si rifiuta di assumere un cibo nuovo, reagire con rabbia o conflitto non favorirà l’assaggio. Restare calmi, mostrare il proprio apprezzamento per quel cibo ed evitare che questo diventi l’unico argomento a tavola possono essere buone strategie, insieme alla regola del non demordere! Un nuovo cibo va riproposto circa dieci volte, con cadenza di una o due volte a settimana.

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Creare un momento divertente in famiglia o con gli amici può essere un’ulteriore strategia, utilizzando l’aspetto ludico e l’imitazione tra pari per favorire l’introduzione di nuovi alimenti: una cena messicana per far provare dei fagioli, un pranzo in compagnia di un coniglietto (o qualunque altro animale erbivoro) mangiando dell’insalata, etc.

Anche fuori pasto, parlare di cibo ed aiutare il bambino a conoscerlo in modo divertente (es: creare insieme dei bruchi utilizzando dei pomodorini ciliegino, disegnare della verdura, creare associazioni positive tra l’alimento “incriminato” e un personaggio dei cartoni animati, uno sportivo, un po’ come per gli spinaci e Braccio di Ferro, etc.) può essere un buon metodo per favorire una buona educazione alimentare.

In altre occasioni si scopre che il bambino mangia solo le “polpette di spinaci della nonna Lina” oppure la “pasta al pesto della cuoca della mensa”. In questi casi si può ricorrere ad un valido aiuto: parlare, chiedere a nonna Lina e alla cuoca come preparano quell’alimento. Magari si scoprono nuove ricette da alternare a quelle che solitamente vengono proposte a casa.

La variabilità nella dieta quotidiana può essere una buona alleata per evitare la noia ed i rifiuti durante i pasti, ma non solo: l’importanza della varietà all’interno di un’alimentazione sana viene suggerita anche dalla Piramide alimentare mediterranea in cui vengono date delle frequenze di assunzione per i vari gruppi alimentari. Soffermandosi sul gruppo degli alimenti proteici si consigliano le seguenti frequenze:

  • legumi ≥ 2 volte/settimana;
  • carne rossa ≤ 2 volte/settimana;
  • carne bianca 1-2 volte/settimana;
  • salumi < 1 volta/settiman;
  • formaggi 2-3 volte/settimana;
  • pesce (compresi molluschi e crostacei) 2-3 volte/settimana;
  • pesce conservato (come il tonno) < 1 volta/settimana;
  • uova 2-4 volte/settimana.

In alcuni casi vengono date anche delle frequenze giornaliere, come nel caso della verdura per la quale si consiglia un’assunzione giornaliera pari a 2 volte/die.
Le frequenze non devono essere vissute come dei rigidi schemi, ma come delle indicazioni da adattare in base ai propri gusti, alle abitudini alimentari della famiglia, nonché alla propria organizzazione.
La scuola ed i nonni possono diventare dei validi aiuti nell’organizzare un menù settimanale: definire pranzi e cene tenendo conto di ciò che viene proposto a casa dei nonni o a scuola eviterà di sentirsi dire: “Non lo mangio perché mi è stato già offerto a pranzo”.

Dopo aver valutato l’offerta alimentare familiare, è bene considerare le caratteristiche dell’alimento che rendono il bambino “sospettoso”, ciò che provoca il rifiuto. Nel caso della carne, ad esempio, potrebbe riguardare un problema di consistenze: il consiglio è di provare a partire dalle consistenze più facilmente accettate (es: carne macinata) per poi passare a quelle più complesse (stufato di carne fino a raggiungere dei pezzi di carne privi di nervi e grasso, difficili da masticare).
Variare nelle consistenze, aumentare gradatamente l’inserimento di quelle più complesse può essere una strategia utile per aiutare il bambino.
Oltre alla consistenza, ci sono altre caratteristiche che potrebbero “remare contro” come l’aspetto ed il gusto. Perché non proporre nuove forme oppure nuovi sapori aggiungendo spezie, provando nuovi abbinamenti? E così è possibile far assumere dei legumi preparando una semplice farinata, magari alternando anche i diversi tipi di farina di legumi oppure proporre dell’hummus, usando differenti tipologie di legumi, le polpette risultano essere sempre delle valide alleate in questi casi, meglio ancora se si aumenta la quantità di legumi all’interno della polpetta.

Infine, è importante ricordarsi sempre che bisogna procedere un passo alla volta, soprattutto con i bambini più restii. Partire con piatti semplici ed il più possibile simili a quelli che già mangiano è sempre una strategia vincente!

Dr.ssa Giada Giorgio

Dr.ssa Giada Giorgio

Psicologa, laureata in Scienze del Corpo e della Mente presso l'Università di Torino

 Formata nell’utilizzo delle tecniche cognitivo-comportamentali e di rilassamento, in mindfulness e mindful eating, nell’intervento cognitivo comportamentale su: disturbi dell’alimentazione in adolescenza ed obesità.

Dr.ssa Sara Pesaresi

Dr.ssa Sara Pesaresi

Biologa nutrizionista, laureata in Scienze dell'alimentazione e della nutrizione umana presso l'Università di Perugia

Si occupa di percorsi individuali o di gruppo trattando vari argomenti tra cui alimentazione complementare, allattamento, gravidanza, alimentazione in famiglia e disturbi alimentari.