Un animale è un alleato potentissimo nell’educazione e nello sviluppo fisico e psicologico dei figli
Spesso i genitori si domandano se sia giusto assecondare il desiderio dei loro figli e regalar loro un cucciolo per una particolare ricorrenza, come il Natale o il compleanno.
Partendo dal presupposto, forse banale, che il cucciolo non è un oggetto che si può buttare o relegare in un angolo quando ci si stufa, è importante sottolineare che accogliere un animale in casa deve essere una scelta ragionata e consapevole da parte di tutta la famiglia.
L’animale, infatti, non ricopre soltanto il ruolo di compagno di giochi e amico fedele, ma porta all’interno della casa bisogni, richieste, attenzioni e costi, che ovviamente il bambino non può sostenere in autonomia.
Appurato che l’introduzione del cucciolo nella routine familiare è scelta condivisa da tutti i membri, qual è il momento migliore per regalare un cucciolo? Il bambino inizia a sviluppare un senso di responsabilità a partire dai 5/6 anni, per cui questo può essere il momento migliore per l’arrivo dell’animale. Quest’ultimo avrà un compito molto importante: con il vostro supporto, aiuterà il bambino a sviluppare la capacità di prendersi cura di un altro essere vivente, mettendosi in ascolto dei suoi bisogni e delle necessità, ed a comprendere l’importanza del rispetto delle regole, della costanza e della determinazione nel portare a termine il compito intrapreso.
Evitate, però, di utilizzare frasi come: “L’hai voluto tu, ora prenditene cura”. Il bambino ha bisogno e diritto di apprendere e lo fa attraverso l’osservazione del comportamento dell’adulto e la messa in atto dello stesso a sua volta (modeling).
Inoltre, come quando ci troviamo davanti ad un compito nuovo per la prima volta, ha necessità di capire cosa fare e come farlo, per cui un ruolo fondamentale viene ricoperto dalla vostra capacità di dialogo e ascolto. Comprendere i bisogni del cucciolo e rispondere repentinamente alle sue necessità non è compito facile, ma richiede allenamento e pazienza.
Un altro aspetto da tenere in considerazione è la possibilità, non troppo remota, che l’animale possa andarsene, scappando di casa o morendo. In tal caso non è necessario correre alla disperata ricerca di un cane, gatto o pesce rosso uguale al precedente.
Proprio come succede per gli esseri umani, anche nel mondo animale ogni esemplare è unico e, per quanto si possa trovare un altro cucciolo della stessa razza e colore, al bambino sarà facilmente intuibile che non si tratta dello stesso animale, perché, in primis, il rapporto che si era instaurato non potrà essere replicato. Meno dispendioso in termini di energie e sicuramente più utile per la crescita del bambino è, invece, il cogliere il momento per introdurre il tema della morte e delle perdite.
Il concetto di morte nei bambini inizia a svilupparsi attorno ai 3 anni, ma fino ai 5 anni d’età la stessa viene percepita come qualcosa di temporaneo e reversibile, paragonabile ad una partenza, seppur fonte di forte angoscia in quanto momento di separazione. Dai 6 anni i bambini mostrano di avere un’idea più realistica della morte, ma hanno bisogno del nostro aiuto per riconoscere e dare un nome alle emozioni che provano. Nella società attuale tendiamo a relegare il tema della morte in un angolo, sperando forse, che non citandola possiamo credere e far credere che non esista. Con l’avvento del web però, ha perso di valore la possibilità di posticipare la discussione di determinati temi, considerati “scomodi”, come appunto la morte: con un semplice click infatti, i bambini possono avere accesso a tutte le informazioni che gli adulti non sono disposti a condividere con loro. Per evitare ciò, possiamo dunque introdurre noi l’argomento aiutando i bambini a comprendere che tutto può giungere ad una fine, senza avere conseguenze irreversibili.
Un animale è, in conclusione, un alleato potentissimo nell’educazione e nello sviluppo fisico e psicologico del vostro bambino, in particolare per quanto riguarda il riconoscimento delle emozioni e lo sviluppo dell’empatia, perché, proprio come un essere umano, prova emozioni e ha bisogno di qualcuno che si prenda cura di lui, ma allo stesso tempo, proprio come noi, richiede un notevole dispendio di energie e di risorse, anche economiche, e per questo deve essere una scelta condivisa.