Quando inizierà a camminare? Quali sono i tempi di apprendimento?
Sono tanti i dubbi e le curiosità dei genitori di un bimbo che sta crescendo.
Quando si parla dello sviluppo psicomotorio del bambino non ci sono scadenze uguali per tutti.
Cosi come ogni piccolo ha un suo ritmo di crescita, lo stesso vale per la conquista del movimento e l’apprendimento del linguaggio.
Non è il caso di allarmarsi, quindi, se il bimbo non ha ancora iniziato a camminare a 15 mesi: l’importante è che le varie tappe dello sviluppo motorio (sorreggere il capo, stare seduto e alzarsi in piedi) siano state conquistate. Infatti, la maturazione della coordinazione motoria avviene secondo passaggi prestabiliti, uguali per tutti, e nessun livello può essere raggiunto se non è stato superato il precedente.
Si tratta di uno “schema” impresso geneticamente, che però risente anche degli stimoli dell’ambiente che possono favorirlo o rallentarlo.
Uno schema che, partendo dai riflessi innati propri del neonato, che afferra saldamente qualsiasi oggetto gli venga posto in mano (riflesso di prensione) e, se sostenuto in posizione verticale, sembra voler già camminare (marcia automatica), porta gradualmente il bambino a raggiungere il traguardo della prensione volontaria e della deambulazione vera e propria. Questo avviene grazie al progressivo sviluppo del cervello, che fa sì che il piccolo si interessi a quanto lo circonda (ciò gli fornisce la motivazione per sollevarsi in piedi) e, allo stesso tempo, gli permette di controllare sempre meglio il movimento e gli assicura un crescente equilibrio.
Un processo complesso, quindi: servono ben dodici mesi perché il bimbo inizi a camminare oppure sia in grado di tenere in mano un cucchiaio.
Muovendosi “gattoni”
I primi tentativi di spostarsi nello spazio si collocano verso i 5 mesi, quando il piccolo, sdraiato a pancia in giù, guardando un gioco posto di lato, solleva il capo, allunga il braccio per afferrarlo e rotola su sè stesso. Verso gli 8-9 mesi alcuni bimbi, ma non tutti, imparano a spostarsi gattonando e inizialmente può capitare che, invece di procedere, si muovano all’indietro. Oltre alla posizione “classica” carponi, poi, c’è chi si sposta da seduto scivolando sul sederino con una manina flessa sotto le natiche, e chi, invece, gattona “a orso”, con mani e piedi a terra e sederino sollevato. Qualcuno, infine, non gattona, ma si alza in piedi e si cimenta direttamente con i primi passi. Alla scoperta della posizione eretta.
A differenza del “gattonamento”, che è una tappa “non obbligata” dello sviluppo motorio, questo è un passaggio fondamentale. Verso i nove mesi, in genere, il bimbo cerca di alzarsi aggrappandosi alle sponde del lettino, alle gambe della mamma, alla sedia. Da questa posizione, può cominciare a muoversi per esplorare l’ambiente attaccandosi ai mobili. All’inizio ha bisogno di un appiglio o di un appoggio, ma pian piano riesce a restare in piedi da solo, senza sostegno e senza la mano di un adulto, per un tempo sempre più lungo.
Libertà di movimento
Il girello può rivelarsi un comodo ausilio per la mamma, quando deve dedicarsi a qualche faccenda, ma per il bambino non è necessario e, naturalmente, non favorisce lo sviluppo della deambulazione. La soluzione ideale, quando il bimbo comincia a muoversi e a interessarsi all’ambiente che lo circonda, è il pavimento. I genitori possono riservargli uno spazio dove “allenarsi” in tutta libertà, magari in un angolo della camera o del soggiorno su un tappeto posato per terra.
Primi passi, ma per mano
Ci sono bimbi che muovono i primi passi da soli già a 11 mesi e altri che raggiungono il traguardo a 14-15 mesi. Alcuni piccoli hanno bisogno del sostegno rassicurante dell’adulto un po’ più a lungo. Spesso è sufficiente un dito della mamma, a cui il bimbo può aggrapparsi finchè non si sente pronto a muoversi in totale autonomia. Per favorire lo sviluppo di queste abilità, importante la libertà di movimento – il pavimento è il luogo ideale per “allenarsi”- e si potrà invogliare il piccolo a muovere qualche passo per raggiungere la mamma o un oggetto che gli piace particolarmente. I primi passi sono caratterizzati da un’andatura incerta e un po’ buffa: il bambino procede tenendo le gambe allargate e le braccia leggermente sollevate: così, infatti, riesce a mantenersi più facilmente in equilibrio.
Come vanno scelte le scarpe per il bambino che inizia a camminare?
Indubbiamente uno dei primi quesiti da risolvere allorchè il bambino si accinge a muovere i primi passi è quello inerente la scarpine da fargli indossare, finora esclusivamente “contorno” dell’abbigliamento e “quasi inutilizzate”. Quando il bambino inizia a fare i primi passi, intorno agli 8-9 mesi, il piede non è ancora ben sviluppato e tende ad appiattirsi o a cedere medialmente. Camminare a piedi nudi rappresenta il metodo più efficace al fine di un corretto sviluppo del piede. Quando il bambino inizia a camminare, intorno ai 12-13 mesi il piede diventa il mezzo attraverso il quale il bambino si muove, dunque serviranno delle scarpe che lo proteggano da agenti atmosferici e dalle asperità del terreno. La calzatura deve lasciare ampia possibilità di movimento al bambino, senza “costringere” il piede in alcun modo.
La scarpa adatta al bambino dunque deve avere queste caratteristiche:
– una suola in cuoio con tassello antiscivolo, ampia e flessibile, in modo da rispettare l’anatomia del piede del bambino;
– la punta della scarpa deve essere alta e larga in modo da far alloggiare comodamente le dita e non forzare l’alluce in posizioni anomale. La flessibilità si verifica prendendo in mano la scarpa e premendo con un dito la punta: la suola deve flettersi facilmente senza sforzo, quasi rovesciandosi su se stessa;
– il tacco, largo e squadrato, deve essere presente con una giusta altezza (circa 1/10 della lunghezza totale della suola);
– i rinforzi della tomaia, sono indispensabili per sostenere il piede del bambino e per evitare il cedimento della tomaia stessa. La misura della scarpa è adeguata quando, tenendo il bambino in piedi e premendo sulle punta del piede della scarpa, rimangono 13 mm oltre l’alluce. La calzatura dovrà essere sostituita circa ogni 3 mesi. È fondamentale che la misura della scarpa sia quella giusta: una scarpa troppo stretta può favorire gli arrossamenti cutanei e periungueali, fino all’unghia incarnita.
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