Essere donne e mamme significa rimanere in un equilibrio delicato che va salvaguardato ogni giorno e ogni istante della propria vita, con tanto impegno e fatica.

La vita di una donna attraversa due fasi principali, quella prima di essere mamma e quella post. Quante volte ci siamo sentite dire: “Vedrai quando sarai mamma la tua vita cambierà, nulla sarà come prima, tutta la tua scala delle priorità si modificherà”.
Trovo che siano parole molto vere. Quando metti al mondo una vita improvvisamente quell’esserino diventa il centro del tuo mondo, trovi una forza indescrivibile che ti fa affrontare stanchezza, fatica, paura, gioia, scoperta, amplificando ogni stato d’animo. Una donna quando diventa mamma impara a fare più cose insieme, a battere ogni record mondiale di velocità nel vestirsi, vestire i figli, preparare la colazione, portarli a scuola, andare a lavorare, tornare a casa, pappa, bagnetto, nanna e mille altre attività che milioni di donne mamme fanno ogni giorno.
Chi ha la fortuna di diventare mamma credo che nasca una seconda volta nel momento in cui dà alla luce il suo bambino.

Con la conquista della parità dei sessi la donna ha raggiunto traguardi meravigliosi che le consentono oggi di realizzarsi professionalmente, eppure nel momento in cui si diventa mamme si è costretti a fare i conti con un mondo che ancora non capisce che questo ruolo è come un lavoro full time.
In tantissime hanno dovuto scegliere tra la carriera e la famiglia, perché molte aziende ancora non riescono a trovare la chiave per consentire di salvaguardare quell’equilibrio sottile di cui parlavamo tra l’essere donna e mamma.

Quante si sentono totalmente realizzate in ambito lavorativo ma con grande senso di colpa per il poco tempo dedicato ai figli? E quante invece hanno dedicato tutta la loro vita ai bambini trascurando le loro ambizioni professionali?

Il 2020 è un anno difficile, un anno segnato da una grave pandemia che sta mettendo in difficoltà tutto il mondo, le famiglie, le aziende, le economie e i bambini stessi.
Dicono di cercare sempre il lato positivo delle cose e vogliamo farlo anche ora: la pandemia ha insegnato a tutti l’importanza dello smart working. Questa metodologia di lavoro ha donato alle persone più tempo per la propria famiglia e sarebbe bello pensare che, negli anni che verranno, una mamma potrà essere una donna realizzata sotto tutti gli aspetti.
Ovviamente come tutte le innovazioni solo il tempo e l’esperienza consente di rendere efficienti le novità.
Lo smart working porta con sé benefici ma anche criticità, prima su tutte riuscire a gestire contemporaneamente il lavoro e i bambini. Per un bambino, soprattutto se in età prescolare, è molto difficile accettare che la mamma sia a casa con lui ma non possa dedicargli attenzione, in quanto impegnata con il lavoro. Dall’altra parte è altrettanto difficile per gli interlocutori lavorativi comprendere la possibile confusione o distrazione derivante dal far convivere lavoro e bambini.

Affascinata dal cercare di capire, io per prima, quale sia la soluzione migliore per una donna per poter conciliare famiglia e professione ho voluto intervistare numerose mamme che stanno vivendo questa situazione.

Bisogna prima di tutto fare un distinguo tra la situazione vissuta da Marzo 2020 di lockdown totale, con le scuole chiuse, a quella che stiamo vivendo oggi, in cui i bambini e ragazzi fino alla prima media continuano a frequentare in presenza, seppur con continui stop dovuti a isolamenti fiduciari o quarantene delle classi.

Nei tre mesi di chiusura totale delle scuole, la situazione che ho riscontrato maggiormente tra le madri lavoratrici in smart working è stata di grande frustrazione.
Le due difficoltà principali riscontrate sono state: la possibilità di concentrarsi sul lavoro, dovendo gestire la continua richiesta di attenzione da parte dei figli e, in secondo luogo, la tristezza di constatare che i figli stavano psicologicamente subendo la mancanza di routine scolastica, l’isolamento sia dai compagni che dalle maestre e l’ovvia difficoltà di rimanere in casa tutto il giorno. Le scuole aperte, seppur con tanti momenti di stop dovuti ai contagi, invece stanno consentendo una gestione molto più fattibile della vita lavorativa e famigliare.

 

mamma bimbo computer

 

Intervistando queste donne oggi, quello che emerge è una grande positività verso la modalità smart working, grazie alla possibilità di redistribuire i tempi della giornata in funzione del risparmio di tempo ed energia per raggiungere il luogo di lavoro, per la possibilità di fare delle piccole pause dedicando del tempo ai figli, e del risparmio economico derivante dal minor utilizzo di collaboratori esterni per la gestione dei bambini.

Come sempre, la maggioranza non è la totalità. Ci sono mamme lavoratrici che comunque preferiscono avere un luogo di lavoro distinto dalla propria casa e sono anche un numero cospicuo rispetto alle intervistate. Recarsi in un luogo di lavoro consente una socialità e un modo di rapportarsi molto diverso di quello attraverso una call, un pc, una mail, e questo tipo di socialità svolge un ruolo molto importante nella psiche umana, a maggior ragione in quella di una donna-mamma, spesso impegnata tutto il giorno con bambini.
Dal punto di vista sempre psicologico, subentra un fattore all’apparenza molto superficiale ma comunque influente: recarsi in un luogo di lavoro sprona la donna a curare maggiormente il suo aspetto esteriore, inteso come dare più attenzione a ciò che si indossa, magari truccarsi o comunque essere in perfetto ordine. Le donne intervistate mi hanno sottolineato come il fatto di lavorare da casa invece le faccia sentire autorizzate a porre meno attenzione alla loro cura. Infine mi è stato sottolineato come lavorare da casa non consenta di avere quello “stacco mentale” a cui si è abituati solitamente.

A questo punto mi sono chiesta anche quella fosse la mia posizione a riguardo, cosa provassi io stessa in questo momento difficile e come fosse il mio di equilibrio tra mamma e donna. Quando è nato il mio primo figlio lavoravo in una realtà internazionale dove era molto difficile, in generale e senza smart working, conciliare la nuova vita di mamma e di lavoratrice e così, seppur a malincuore, ho dovuto fare delle scelte diverse e trovare qualcosa che mi consentisse una sorta di compromesso, ma ovviamente ha significato fare alcune rinunce. Senza dilungarmi con la mia storia personale, ma arrivando alla mia posizione in merito allo smart working, mi sono resa conto che personalmente trovo che come in tutte le cose l’equilibrio stia nel mezzo. Credo che in un mondo perfetto ci dovrebbe essere una giusta ripartizione che consenta di fare per esempio due giorni in modalità smart a casa e tre giorni in presenza in ufficio. Sono convinta che questa soluzione consentirebbe alla donna-mamma un’ottima conciliazione tra lavoro e famiglia e ciò gioverebbe a tutti i soggetti coinvolti.

Personalmente trovo che ogni novità comporti numerosissimi spunti nascosti da analizzare che consentano importanti sviluppi mentali e tecnici per ottenere sempre il meglio dalle situazioni.