Le donne e soprattutto le mamme da sempre lottano per conciliare famiglia e lavoro. Discriminazione, diverso trattamento economico rispetto ai colleghi maschi, avanzamenti di carriera più difficili, mancanza di servizi di supporto alla maternità: sono problemi e difficoltà che esistono da sempre e che sono diventati ancora più evidenti durante il lockdown.
Per tentare di fotografare la condizione attuale delle donne al lavoro in Italia, Viking Blog con il commento della scrittrice e giornalista Paola Setti, ha sottoposto un sondaggio ad un campione rappresentativo di 1000 donne italiane tra i 25 e i 45 anni.
L’indagine ha analizzato le misure di sostegno applicate dalle aziende per affrontare la pandemia da COVID-19 e le impressioni delle italiane e dei loro partner su una possibile riforma dell’attuale congedo di paternità, con un occhio rivolto agli altri Paesi europei.
Vediamo nel dettaglio cosa è emerso dai dati raccolti.
La metà delle lavoratrici (53%) preferirebbe ottenere migliori condizioni in maternità rispetto a un aumento dello stipendio del 10%. Il 46% delle partecipanti al sondaggio sostiene che il proprio datore di lavoro stia facendo abbastanza per aiutare le donne che lavorano a conciliare la propria carriera con il ruolo di madre.
Dalle interviste si evince che molte donne italiane devono ancora scegliere tra figli e carriera.
Il 56% ha dovuto affrontare un qualche tipo di ostacolo: tra queste, il 29% dichiara di aver deciso di rimandare la prospettiva di avere un figlio a causa delle politiche o delle impressioni di un datore di lavoro e il 16% dichiara di non avere avuto figli per timore di perdere il posto. Considerando nello specifico chi ha dichiarato di aver subito delle conseguenze per aver scelto di diventare madre, il 17% sostiene di aver avuto delle ripercussioni sulla propria carriera dopo essere rimasta incinta e, tra queste, il 6% denuncia di essere stata licenziata a seguito di una gravidanza.
Donne e lavoro durante la pandemia
Il lockdown disposto dal governo per limitare la diffusione del COVID-19 ha favorito lo sviluppo di modalità di lavoro alternative, ancora poco diffuse in Italia rispetto ad altri Paesi.
Il 41% delle donne intervistate ha dichiarato di lavorare attualmente da casa, in modalità smart working; tra queste, solo una su dieci godeva già della possibilità di lavorare da remoto prima della pandemia.
Tra coloro che lavorano attualmente da casa, più della metà (57%) pensa che questa modalità sarà mantenuta anche dopo l’emergenza, provvedimento che garantirebbe maggiore flessibilità a molte madri lavoratrici.
Solo il 4% però dichiara che il proprio datore di lavoro sta offrendo sostegno attraverso assegni familiari e/o sussidi per spese sanitarie, mentre il 19% afferma di poter usufruire di turni e carichi di lavoro flessibili e il 18% di essere in congedo retribuito.
Ben l’81% delle donne intervistate vorrebbe migliori politiche a sostegno della famiglia da parte del proprio datore di lavoro, incluso un congedo di paternità più lungo e maggior supporto per i neo-genitori. Solo 1 su 10 delle donne intervistate si dichiara soddisfatta dell’attuale modello di congedo parentale italiano, mentre il restante 91% vorrebbe vedere applicato un modello diverso. Tra i Paesi europei proposti, il 65% si esprime a favore del modello norvegese, che prevede 42 settimane di congedo retribuito per la madre e fino a 10 per il padre.