Le ultime evidenze scientifiche mettono in luce sempre più chiaramente che i benefici, a breve e a lungo termine, dell’assunzione del contraccettivo ormonale risultano maggiori rispetto ai rischi.

Il contraccettivo ormonale permette infatti il controllo dei sanguinamenti uterini anomali, migliora i dolori  pelvici, l’anemia e la qualità di vita. Le preparazioni estro-progestiniche sono generalmente monofasiche e vengono assunte ciclicamente.

La dismenorrea, cioè le mestruazioni dolorose e la sindrome premestruale sono un eventi alquanto frequenti (30-90%). La causa più comune di dismenorrea secondaria è l’endometriosi, seguita dall’adenomiosi, tuttavia il dolore mestruale si associa anche a numerose altre condizioni quali infiammazioni pelviche, malformazioni mulleriane, retroverso flessione uterina fissa, fibromiomi uterini, polipi endometriali, cisti ovariche, presenza di dispositivi intrauterini, stenosi del canale cervicale e varicocele pelvico. Recentemente è stata immessa in commercio una preparazione di etnilestradiolo e levonorgestrel con il regime 84/7, che permette di mestruare ogni 3 mesi.

L’utilizzo dei contraccettivi ormonali determina anche il miglioramento dei segni e sintomi dell’iperandrogenismo (acne e ipertricosi) grazie alla soppressione della produzione androgenica ovarica ed all’aumento dei livelli di SHBG (sex hormone binding globuline) che determina la riduzione della quota di androgeni liberi. L’effetto antiandrogenico dei contraccettivi orali va ricondotto alla componente progestinica, in particolare si ottiene maggiormente con alcune molecole come il ciproterone acetato, il dienogest, il drospirenone ed il clormadinone acetato, che bloccando i recettori  per gli androgeni inibiscono l’azione degli androgeni stessi.

La regressione di cisti funzionali avviene grazie a una protezione garantita dai contraccettivi orali sulla formazione dei follicoli ovarici e dei corpi lutei in seguito alla soppressione dell’asse ipotalamo-ipofisi-ovaio.
La prevenzione ed il controllo dell’endometriosi e dell’adenomiosi è possibile con le combinazioni estroprogestiniche, in particolare con quelle che contengono alcuni tipi di progestinici, che  agiscono sul dolore pelvico generato dall’endometriosi.  In caso di endometriosi e adenomiosi  sono da preferire i regimi long-cycle che prevedono 80 giorni di assunzione continua di estroprogestinici monofasici o in alternativa l’assunzione continua del dienogest al dosaggio di 2 mg/die. Anche i sanguinamenti mestruali abbondanti provocati dall’adenomiosi vengono influenzati positivamente dalle terapie estroprogestiniche.

Il rischio di formazione di miomi uterini è notevolmente ridotto durante e dopo terapia estro-progestinica in maniera proporzionale alla durata della terapia. Infatti nelle donne che utilizzano il contraccettivo orale si osserva una riduzione fino al 70% del volume dei miomi e dopo interruzione della terapia, se questa è stata assunta per più di 7 anni, si può osservare una riduzione volumetrica anche del 50%.

È stato dimostrato che le terapie contraccettive orali riducono il rischio di PID (infezioni degli organi genitali interni: utero, ovaie e tube) dal 50 al 60%; la ragione sembrerebbe dovuta all’ispessimento del muco cervicale ed all’aumento della sua viscosità, che limita il passaggio nell’utero e nelle tube dei batteri veicolati  dagli spermatozoi ealla riduzione del del flusso mestruale che conseguente limitazione del  passaggio dei batteri nelle tube. È stato dimostrato che le terapie estro-progestiniche riducono anche il rischio di incidenza di artrite reumatoide di circa il 30%. Recentemente, poi, è stato riportato che l’età d’insorgenza dei primi sintomi della sclerosi multipla è significativamente maggiore nelle donne che assumono terapia contraccettiva rispetto alle non utilizzatrici. L’età di insorgenza è tanto più alta quanto maggiore è la durata dell’assunzione della terapia estroprogestinica.
Il motivo per cui la terapia ormonale riduce l’emicrania senza aura associata alla ciclicità mestruale è costituito dalla riduzione degli sbalzi ormonali o la completa eliminazione di questi ultimi.

Numerosi studi hanno anche dimostrato una riduzione del rischio di patologie mammarie benigne nelle donne che assumono contraccettivi orali rispetto alle non utilizzatrici soprattutto se il regime di assunzione è continuo senza pause.

In conclusione, emerge pertanto che la terapia estroprogestinica, assunta a lungo termine previa accurata anamnesi e valutazione delle possibili controindicazioni, possa essere considerata una protezione valida per la donna nei confronti di un’ampia gamma di patologie a cui è fortemente esposta nell’arco della sua vita e che rappresenti dunque una terapia che può migliorarne la salute e la qualità di vita.

I Benefici extra-contraccetivi della contraccezione ormonale in sintesi

  • controllo dei sanguinamenti uterini anomali;
  • regressione di cisti funzionali;
  • diminuzione dismenorrea e della sindrome premestruale;
  • controllo di endometriosi e adenomiosi;
  • miglioramento dei segni e sintomi dell’iperandrogenismo;
  • prevenzione fibromatosi uterina e PID;
  • riduzione del rischio di incidenza di artrite reumatoide;
  • miglioramento della cefalea mestruale;
  • riduzione del rischio di patologie mammarie benigne;
  • posticipazione dell’insorgenza di sclerosi multipla.

a cura del Prof. Stefano Luisi
Ginecologo e Ostetrico-Università di Siena