Il termine plagiocefalia, dal greco “Plagios” (obliquo) e “Kephalè” (cranio), indica un’anomalia della forma del cranio del neonato alla nascita o durante i primi mesi di vita, quando le sue ossa sono ancora morbide e facilmente modificabili in base alle posizioni che assume, specialmente mentre dorme. È importante fare una breve distinzione tra plagiocefalia primaria e secondaria.
Plagiocefalia primaria
Detta anche sinostosica è più rara rispetto alla plagiocefalia secondaria, generalmente è presente già nei primi giorni di vita e può essere legata ad una compressione intrauterina oppure ad un’anomala e precoce saldatura di una o più suture del cranio (in genere quella tra osso occipitale e parietale). In questo caso è spesso possibile palpare una sorta di cresta ossea sulla sutura interessata.
Questa plagiocefalia tende a peggiorare con il tempo e può essere causa di problemi importanti per il bambino, in quanto non permette un corretto accrescimento del cervello e può far parte di sindromi più complesse. Il trattamento è quasi esclusivamente chirurgico o tramite l’ausilio di tutori ortopedici (come il caschetto).
Plagiocefalia secondaria o posizionale
È una condizione in cui la testa del bambino assume un’alterazione della forma nei primissimi mesi di vita, presentandosi più appiattita posteriormente o lateralmente. Si chiama “posizionale” proprio perché deriva dalla posizione che assume il piccolo; il peso della testa va a creare una pressione costante sulle ossa del cranio che tendono cosi a deformarsi. In alcuni casi può anche essere legato alla posizione che il feto aveva nella pancia o dalla compressione nel canale vaginale durante il parto.
Questa problematica è molto più diffusa di quello che si pensa. La frequenza di plagiocefalia posizionale sopratutto nella parte posteriore della testa (occipitale) è sicuramente aumentata negli ultimi anni, da quando si consiglia la posizione supina come prevenzione della morte in culla o SIDS (Sudden Infant Death Syndrome). Oltre a questo consiglio importantissimo, bisognerebbe spiegare sempre ai genitori che quando il bimbo è sotto la loro osservazione o è sveglio, può, anzi deve assumere altre posture proprio per evitare che la testa possa appiattirsi lì dove poggia maggiormente.
L’American Academy of Pediatrics ha stimato che questa problematica possa interessare fino al 48% dei neonati, praticamente uno su due, e che la maggior parte dei genitori non ne è a conoscenza se non quando i loro bambini l’hanno già sviluppata.
La modalità principale per evidenziare la plagiocefalia posizionale è attraverso l’osservazione del cranio e il tatto.
A seconda della gravità, può risultare lieve, moderata o grave, e rispetto alla zona più appiattita può prendere il nome di scafocefalia, brachicefalia o trigonocefalia. Rispetto alla plagiocefalia primaria, dove è interessata la sutura, in quella posizionale è l’osso ad essere maggiormente coinvolto. Nei casi più gravi possono essere utili delle misurazioni più precise con elementi dignostici quali ecografia, tac e Risonanza Magnetica per escludere malformazioni più complesse.
Il cranio del neonato è composto da numerose suture e da 6 fontanelle che si trovano tra le ossa del cranio e sono costituite da tessuto molle e fibroso. Quando il tessuto osseo prende il posto di quello fibroso si dice che le fontanelle si “chiudono”, ma questo processo non avviene contemporaneamente per tutte e sei. L’ultima a chiudersi è la fontanella anteriore, con il nome di Bregma, che inizia la sua chiusura attorno ai 6 mesi per completarsi tra i 18-24 mesi. Questa è la “finestra terapeutica” in cui sarà possibile ottenere un cambiamento morfologico e funzionale del cranio, fino ai 2 anni circa.
Prevenire e risolvere la Plagiocefalia con l’Osteopatia
L’ideale per risolvere una plagiocefalia con l’osteopatia è agire entro i 6 mesi, prima si interviene e prima si risolve, non va mai minimizzata pensando ad una soluzione spontanea perchè non è affatto automatica.
I trattamenti manuali osteopatici sono un’ottima soluzione per risolvere le plagiocefalie posizionali. Con delle tecniche completamente indolori e leggere, l’osteopata cercherà di risolvere gli stiramenti articolari, membranosi e fluidici della base cranica, del rachide cervicale e della colonna. Non esiste un numero di sedute uguali per tutti, dipende da come reagisce il piccolo al trattamento. A volte basta fare qualche seduta, altre volte un numero maggiore.
Prevenire, lì dove si può, è sempre meglio che curare, ecco perché consiglio di fare la prima visita Osteopatica entro il primo mese di vita del neonato. Mi capita spesso di vedere piccoli pazientini a 6/8 mesi, che se solo li avessi visti da appena nati magari alcune problematiche si sarebbero potute evitare o risolvere con molta più facilità e meno trattamenti.
Il neonato nei primi mesi di vita potrebbe avere una posizione preferita, presentandosi con la testa ruotata o inclinata sempre dallo stesso lato. Questo succede perché magari riprende una posizione che aveva nella pancia della mamma, per la presenza di un torcicollo miogeno o perché c’è qualcosa che lo infastidisce dal lato opposto.
Avere la testa ruotata sempre nella stessa posizione è il primo passo verso l’appiattimento della testa dal lato della rotazione o dell’inclinazione. Potrebbe determinare anche una posizione viziata degli occhi, obbligati a guardare sempre verso il lato in cui ruota e quindi una limitazione dal lato opposto (provocare un leggero strabismo o un occhio più congestionato).
In questa posizione potrebbe esserci inoltre uno schiacciamento e un’irritazione di alcuni nervi cranici, in particolare il nono, il decimo e l’undicesimo, che potrebbe determinare problematiche legate all’allattamento o al sistema viscerale come coliche e reflusso.
Qualche consiglio ai genitori
- Lasciate i vostri figli il più liberi possibile da contenzioni: così si evitano posture viziate mantenute per lungo tempo.
- Cambiate frequentemente la loro postura; non si devono sviluppare asimmetrie muscolari e sopratutto un lato preferenziale (consiglio un cambio di postura ogni ora).
- Alternare sempre la rotazione della testa sia a destra che a sinistra. I genitori possono ruotarla piano piano senza forzare, durante il sonno, è sicuramente più semplice. Se il piccolo dovesse fare troppa resistenza, o dovesse piangere quando si prova a ruotarlo dal lato opposto vi consiglio di contattare un’osteopata o un fisioterapista.
- Invertire la posizione della next to me se la posizione preferita è verso il letto dei genitori.
- Se allattate in modo artificiale, alternate sempre il lato in cui date il biberon.
- Assicurate l’allineamento capo-tronco: se posizionato sulla sdraietta il bambino tende ad inclinare il capo da un lato può essere utile un asciugamano arrotolato o un sostengo in modo da farlo stare dritto.
- Cambiate la loro posizione anche secondo i punti cardinali in modo che le fonti luminose e sonore abbiano origini diverse.
- Utilizzate le contenzioni solo quando necessario; non dimentichiamo che nei primi 6 mesi, 15 minuti per un bambino corrispondono a 3 ore.
- Fategli fare “Tummy Time”, utile sia per prevenire sia per facilitare la risoluzione di una plagiocefalia. È un momento di gioco nel quale il piccolo esegue esercizi a pancia in giù. Mettendo il piccolo a pancia in sotto da sveglio, sempre con la supervisione di un adulto e stimolandolo a sollevare la testa, i muscoli che si inseriscono sull’occipite trazionano l’osso e ne favoriscono l’accrescimento, quindi la sua conformazione corretta.
Il cuscino per la Plagiocefalia serve?
Il cuscino per la plagiocefalia, quello con il buco al centro, è consigliato solo nel caso in cui la plagiocefalia posizionale sia occipitale ossia posteriore, ma non è utile se la plagiocefalia è laterale. Se il bambino non presenta una plagiocefalia non serve comprare un cuscino per prevenirla. Fino ai 18/24 mesi sarebbe preferibile far dormire il piccolo senza nessun tipo di cuscino.
Quali possono essere le conseguenze se si trascura la Plagiocefalia?
Le deformazioni craniche se trascurate possono comportare alterazioni della postura e della funzione che in seguito potrebbero trasformarsi in adattamenti posturali errati come scoliosi, dorso piatto, difetti craniofacciali e disturbi derivati dalle alterazioni della forma del cranio, quali disturbi visivi e dell’articolazione temporo-mandibolare.