Roberto Perilli, Responsabile dell’Unità Operativa Semplice Oculistica Territoriale della ASL di Pescara, affronta il tema delle visite oculiste dei bambini, spiegando quando farle e a cosa prestare attenzione sin dalla nascita.
Quando è necessario sottoporre un bambino al controllo della vista?
“Prima della nascita – spiega il dottor Perilli – è bene considerare eventuali malattie genetiche. Alla nascita, poi, è importante un controllo completo. Il ‘test del riflesso rosso’, ad esempio, universalmente consigliato, non identifica alcune patologie importanti. Attorno a un anno di vita avviene la valutazione dei movimenti oculari, per identificare strabismi precoci, mentre la visita completa si stabilisce intorno ai tre anni. Bisogna fare sempre attenzione anche ai riflessi rossi del flash nelle fotografie ‘casalinghe’: se non sono tondi e simmetrici, di uguale colore rosso-arancione, senza irregolarità al loro interno, bisogna contattare un oculista”.
Gli esami per la valutazione della vista dei bambini non sono però sempre eseguibili
“I dati soggettivi (acuità visiva e visione tridimensionale) e quelli oggettivi (normalità delle strutture e valutazione di difetti di vista con collirio che dilata la pupilla e blocca la messa a fuoco) – prosegue Perilli – richiedono un certo grado di collaborazione da parte dei bambini. Nel caso non siano ottenibili, è opportuno integrare la visita dopo un congruo tempo. Se il quadro è normale, il prossimo appuntamento lo si stabilisce verso i sei anni, per accertarsi che visione e postura siano ottimali in vista della scuola. Successivamente, le indicazioni varieranno per ciascun caso. È fondamentale che a eseguire le visite sia sempre un oculista e non un ottico, perché solo l’oculista può eseguire atti medici, come instillare colliri per individuare anomalie per tempo”.
Le visite oculistiche possono rivelare anche altri disturbi
“Ad esempio sindromi genetiche o acquisite – spiega il dottor Perilli – oppure alcune patologie neurologiche. La visione contribuisce alla percezione della posizione di se stessi. Le sue alterazioni, come astigmatismi, differenze di refrazione o strabismi, possono indurre posture compensatorie errate, quali torcicolli o scoliosi. Spesso, poi, i dolori attorno agli occhi sono attribuiti a problemi visivi, ma sono dovuti a sinusiti e, soprattutto, a malocclusione dentale”.
Grazie ai controlli periodici della vista è possibile curare la maggior parte delle malattie con buoni risultati. “Fondamentale – chiarisce Perilli – è la diagnosi precoce. Oltre alle visite nei momenti giusti è importantissimo il monitoraggio dei genitori, che devono comunicare al pediatra e all’oculista sia sospetti di malattie genetiche o materne, sia anomalie quali ad esempio: il riflesso rosso del flash irregolare; i movimenti oculari non coordinati; i problemi nella prensione degli oggetti, nel riconoscimento di persone, cose o ostacoli; o, ancora, le posture anomale, i disturbi di apprendimento e il portare spesso le mani agli occhi”.
Gli occhiali
I dispostivi medici, come gli occhiali da vista, vanno sempre prescritti dall’oculista e confezionati dall’ottico: “Di solito – conclude Perilli – l’occhiale è ben accettato perché fa vedere meglio. Va fatto portare sempre, soprattutto entro i primi 8-10 anni, per il rischio di ‘occhio pigro’. Può succedere, a volte, che gli occhiali facciano vedere inizialmente peggio.
Succede, ad esempio, nell’ipermetropia, perché gli occhi si sforzano di compensare già da soli il disturbo visivo. In questi casi, la situazione si risolve spontaneamente in poche ore o giorni. In caso di disturbi persistenti, l’occhiale va controllato sia dall’ottico, nella montatura e nella centratura, che dall’oculista, nell’appropriatezza della correzione. Il rischio, altrimenti, è che non lo si usi più”.