In occasione della giornata mondiale per la consapevolezza sull’Autismo, la mia esperienza in riabilitazione come Logopedista mi conduce a voler sensibilizzare soprattutto i bambini (i così definiti normotipici) nell’approfondimento sul tema.
Spesso, infatti, accade che nelle scuole, e dunque nelle classi, vi sia un bambino con sintomatologia autistica; tuttavia, sembra che i compagni di classe non siano informati, sebbene predisposti, su che cosa sia veramente l’Autismo.
Di conseguenza, si finisce con isolare, evitare, temere il bambino potenzialmente diverso, o che si comporta da un punto di vista comunicativo diversamente dagli altri.

È chiaro che esistano diverse condizioni di Autismo, tant’è che si è soliti ormai parlare di “Autismi” (Massimo Borghese, Foniatra, nel libro “Autismi”, anno 2010). Si può dire che ci sono bambini che “escono” da questa sintomatologia e altri che invece ne risultano “immersi”, presentando sintomi piuttosto intensi e diversi da gruppi di casi a gruppi di casi. Il raggiungimento di obiettivi importanti e l’appartenenza al concetto più vicino di “normalità” è tanto più evidente quanto più precoce e intensivo è stato l’intervento abilitativo, e questo rappresenta forse il dato di cui ci sentiamo più certi. Inoltre, non si sarebbero raggiunti grandi risultati senza ottimi terapisti, ottimi genitori e ottimi insegnanti, tutti coinvolti in un lavoro di collaborazione.

Al di là delle conferme scientifiche, basate sui risultati statistici di un buon lavoro in riabilitazione, scrivo una poesia dedicata a tutti i bambini che non si spiegano il perché di alcuni comportamenti “bizzarri” da parte dei nostri piccoli pazienti e loro compagni di classe.

IMPARO A COMPRENDERE
di Alessandra Borghese

Cara mamma oggi ho imparato a comprendere che…
Nella mia classe non siamo tutti uguali,
per fortuna non ci sono “tali e quali…”.
Imparo ad accettare e a non condannare,
colui che non si sofferma negli occhi a guardare.

È vero, il mio compagno con le braccia vuol volare,
ma se è attento sa ascoltare.
Ogni tanto cammina sulle punte dei piedi,
ma si ferma e ti guarda… se glielo chiedi.
Può capitare di sentirlo gridare,
ma non per questo non vuole parlare.
E se non parla comunque sorride,
talvolta piange, e subito ride.

Ho capito, mamma, che se picchia non vuole ferire:
forse ha fame, è triste o vuole dormire.
Ho compreso, papà, che tendergli la mano
può salvarlo dal fastidio di tanto baccano.
E se i rumori non gli piacciono o son troppi forti,
mette le mani alle orecchie come a coprirsi dai botti.
Ma se subito gli prendi le mani,
i suoi occhi parlano e dicono: “ti prego, rimani”.
Sentiamo troppo spesso parlare di Autismo, ma conoscerlo
ci ha permesso di “leggerlo”.
Siamo bambini che di primo impatto non lo capiscono,
ma che se vogliono… approfondiscono.

Ora so, maestra, che grazie a te ho imparato:
Che gli occhi che sfuggono posso guardare
Che le mani che volano possono disegnare
Che le grida che emergono possono parlare
E che l’amicizia… può aiutare.
Ma se io mi ritiro e non aiuto nessuno, “chi si isola” sono io… Se mi nego ad ognuno.

Caratteristiche cliniche dell’Autismo

Si ricordano le caratteristiche cliniche dell’Autismo, attraverso un esordio che può sopraggiungere da un punto di vista sintomatologico, entro i 30 mesi:

  • assenza di linguaggio verbale (… se presenti, forme espressive verbali caratterizzate da ecolalie, stereotipie, enunciati incomprensibili, “linguaggio” bizzarro).
  • Carenza globale di reattività nei confronti di altre persone e difficoltà a stare insieme con altri bambini.
  • Contatto oculare scarso o assente.
  • Resistenza ai cambiamenti.
  • Attaccamento inusuale per oggetti prevalentemente inanimati.
  • Aggressività verso se stessi o verso gli altri (non nella totalità dei casi).
  • Mancato raggiungimento di altre abilità non verbali, quali autonomie, comportamenti sociali, capacità di adattamento.
  • Manifestazioni di riso inappropriato.
  • Tendenza a ruotare gli oggetti in modo ossessivo.
  • Episodi di ansia-collera (capricci) senza apparente motivo.

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