Prima di camminare

Un bimbo impara a camminare quando i suoi muscoli e il suo cervello sono abbastanza sviluppati per iniziare questa nuova avventura. Proprio per questo, prima di parlare dei primi passi vorrei porre l’attenzione su tutto quello che dovrebbe avvenire prima che il piccolo si metta in piedi e del perché tutte le tappe antecedenti a questo momento siano così importanti e consequenziali.

I bimbi imparano ogni nuovo movimento in totale autonomia, tappa dopo tappa, quando si sentono pronti, alimentando la convinzione di essere sempre più competenti.
L’adulto non deve insegnare al bambino a stare a pancia in sotto, a rotolare, a strisciare, a gattonare, ad alzarsi o a camminare, ma ha il compito fondamentale di seguirlo in questo percorso, stimolandolo, incoraggiandolo e organizzando lo spazio e l’ambiente che lo circonda per metterlo nella condizione tale di poter svolgere tutte le tappe in totale autonomia.

È importante che il bimbo venga lasciato libero di esplorare l’ambiente, senza anticipare le tappe e senza imporgli posture e posizioni che non sarebbe in grado di raggiungere in modo autonomo, come spesso accade per esempio con la posizione seduta. Spesso si pensa che saltare queste tappe e passare direttamente alla posizione in piedi e alla deambulazione non abbia nessuna importanza dal punto di vista motorio, della coordinazione e dello sviluppo cognitivo, ma non è così. La posizione prona, lo striscio e il gattonamento preparano e allenano i muscoli del bambino al suo sviluppo e alla sua futura coordinazione motoria,oltre allo sviluppo corretto delle curve fisiologiche della colonna vertebrale.

I primi passi

Quando un bimbo inizia a camminare, intorno ai 12 e i 18 mesi circa, è fondamentale la conquista della sua autonomia rispetto alla quantità di passettini che il bimbo compie, è preferibile che il piccolo faccia anche pochi passi ma in totale autonomia.
In questa fase iniziale gran parte delle volte si pensa di dover “aiutare” i piccoli a mettersi in piedi tenendoli per le manine con le braccia rivolte verso l’alto, ma attenzione se il bimbo non raggiunge una tappa da solo il più delle volte è semplicemente perché ancora non è pronto a raggiungerla. Sostenerlo per le mani vorrebbe dire in qualche modo anticipare una tappa, può predisporre l’atteggiamento di camminare sulle punte e il bimbo potrebbe pensare che senza l’aiuto della mano dell’ adulto non può farcela da solo.

Sarebbe preferibile offrire al bambino un punto di appoggio stabile su cui lasciarlo progredire da solo, il divano, una sedia da spingere o il carrellino primi passi (non lo consiglio ma si può utilizzare se tenuto sotto il vostro controllo perché potrebbe sfuggire in avanti ed essere pericoloso).
Quando il bimbo progredisce autonomamente su un appoggio stabile riesce a gestire da solo il proprio corpo e il proprio equilibrio.
La cosa più importante quindi è quella di lasciarli liberi il più possibile, liberi di strisciare, di gattonare, di arrampicarsi, di muoversi come vogliono, cosi che avranno più fiducia e sicurezza nelle loro capacità.

Perché il girello è sconsigliato?

L’American Academy of Pediatrics e numerose Organizzazioni Internazionali per la salute e la sicurezza del bambino raccomandano ai genitori di non utilizzare il girello.
Vediamo perché non è consigliato (e anche vietato in alcuni paesi del mondo):

– il bimbo ha bisogno, come dicevamo prima, per imparare a camminare, di passare per alcune tappe fondamentali che gli consentono in modo graduale l’acquisizione della postura eretta e poi la deambulazione. L’utilizzo del girello tende spesso ad anticipare le tappe motorie andando a mettere in piedi un bambino che ancora non è pronto alla posizione eretta.
– Non permette di allenare e rinforzare la muscolatura.
– Impedisce al bambino di sperimentare l’abilità di imparare a cadere, quindi di sviluppare un corretto senso dell’equilibrio e della coordinazione.
– Lo induce a camminare “in punta di piedi” perchè sospeso, ed è obbligato a una posizione innaturale che preme sulle articolazioni delle anche.
– Il bimbo nel girello tende a spingersi, mentre per camminare deve imparare a stare in equilibrio nella stazione eretta.
– È considerato un fattore di rischio per numerosi infortuni casalinghi.
– Non permette al bimbo di arrivare a prendere gli oggetti vicini a lui e quindi non sperimenta la sensorialità e la presa degli oggetti, fondamentale a quest’età.

Quando e come scegliere le prime scarpette?

La scelta delle scarpe, soprattutto per un bimbo, è una scelta fondamentale, visto che il piccolo si trova in una fase di crescita e le sue ossa si stanno ancora formando.
Il piede del bambino, fino ai 24 mesi circa, ha un’assenza fisiologica della volta plantare che appare invece “ricca” di tessuto adiposo. La maturazione dei tessuti connettivi, che porterà poi alla comparsa della volta plantare, è un processo che dura mediamente fino ai 7 anni di età. Consiglio sempre di non mettere mai le scarpe ad un bimbo che ancora non cammina, dovrebbe imparare a camminare scalzo e solo dopo indossare le scarpe.
Per camminare scalzo, si intende camminare in sicurezza su superfici naturali a piedi nudi, piuttosto che con strati e strati di calzini che non permettono al piede di sviluppare un’adeguata propriocettività (un paio di calzini antiscivolo va benissimo).
Il cervello, controlla la postura che adottiamo a seconda della superficie in cui ci troviamo e la prima parte del corpo con cui i bimbi provano a conoscere il mondo, sono proprio i piedi, l’organo propriocettivo per eccellenza.
Consiglio sempre di far camminare i piccoli su superfici diverse come sabbia, prato, marmo, superfici più calde e più fredde. Il contatto dei piedini su queste superfici genera una stimolazione sensoriale che può portare numerosi benefici, oltre a favorire la formazione dell’arco plantare ed è una vera e propria ginnastica per la pianta del piede, riccamente innervata.

Vi sconsiglio di mettere scarpe regalate già utilizzate, perché, anche se utilizzate per poco tempo, potrebbero avere la suola consumata in modo scorretto e questo potrebbe predisporre il nuovo proprietario ad un atteggiamento viziato.

Le caratteristiche importanti per la scelta sono:
– la parte anteriore della scarpa deve essere più larga rispetto a quella posteriore in modo da lasciar libere la pianta del piede al livello delle dita; nella parte posteriore è utile un robusto contrafforte che stabilizzi il calcagno e prevenga il rischio di torsioni laterali. In questi primi passi sono molti i genitori che notano che il figlio posizione il piedino verso l’interno, atteggiamento che il più delle volte dipende semplicemente dalla lassità legamentosa del calcagno (tallone).
– L’altezza non devrebbe oltrepassare i malleoli per consentire all’articolazione della caviglia di essere il più libera possibile.
– La suola deve essere leggera e flessibile in modo che la semplice pressione della mano sia sufficiente a piegarla a 90°. La suola rigida è “disinformativa” perchè isola il piede dal suolo e non gli permette di apprendere (il piede è un organo di senso a tutti gli effetti).
– Le scarpe devono essere ben chiuse con lacci o strap per dare sostegno al piede ma senza stringerlo.
– Devono essere un po’ più lunghe del piede del bimbo: circa 13 mm oltre l’alluce.