Il tuo bambino grida sempre e arriva a fine giornata senza voce?

Sempre più spesso, in molte famiglie, sento mamme preoccuparsi per i propri figli che arrivano a fine giornata “senza un filo di voce”. Gli stessi bambini che a scuola gridano molto, che con i compagni parlano in modo concitato, stressante, e che vengono rimproverati dalla maestra perché “strillano sempre”; gli stessi che, quando sono in casa, tendono a gridare da una stanza all’altra chiamando a gran voce gli interlocutori lontani; e ancora, commentano ad alta voce la partita mentre giocano alla console. Parlano come se non prendessero mai fiato; infine arrossiscono tanto si sforzano, ingrossando addirittura le vene del collo. E a fine giornata finiscono per non avere più voce, passando da uno stato clinicamente definito di disfonia ad uno, seppur non definitivo, di afonia.

Sono queste, in linea generale, le descrizioni più comuni che genitori di bambini obiettivamente “disfonici” riportano a noi logopedisti, in un momento in cui probabilmente è già tardi, ed è necessario effettuare una visita foniatrica per visualizzare le corde vocali del bambino, valutandone i possibili danni.

Cosa fare, dunque, quando si ha il sospetto che il proprio figlio o il proprio alunno, allievo, amico o parente, presenti una voce qualitativamente “non sana”, diversa?

Innanzitutto, sarebbe opportuno contattare il medico specialista in Foniatria, la branca della medicina che studia la fisiopatologia della comunicazione. Successivamente, consultare un Logopedista, per il trattamento riabilitativo del disturbo della voce in atto.

Quando rivolgersi al Logopedista?

bambina grida

In generale, comunque, sarebbe utile esaminare le caratteristiche vocali del bambino, domandandosi:

  • La sua voce, è sempre stata così? O è cambiata negli ultimi mesi/anni?
  • È una voce “senza colore”? Quasi appare graffiata, de-timbrata, senza caratteristiche particolari tali da renderla riconoscibile, se non per il suo strano effetto acustico, di voce “arrugginita”?
  • Il bambino respira bene? Riesce a prendere fiato tra una frase e l’altra?
  • Commette eccessivo sforzo quando parla? Il suo viso cambia colore, le vene del collo si ingrossano?
  • È in grado di gestire la propria voce, a seconda delle distanze? O grida anche a distanza riavvicinata con l’interlocutore?
  • Sa mantenere il silenzio in alcuni momenti della giornata? Riesce a concentrarsi sui compiti senza parlare spesso o muovendosi continuamente?

Se almeno uno o più di uno di questi quesiti è sopraggiunto almeno una volta nella mente di un genitore preoccupato per la salute del proprio figlio, allora sarebbe il caso di contattare uno specialista del settore, ovvero il foniatra, come medico, e il logopedista, come tecnico della riabilitazione vocale.

Ricordiamo che non è assolutamente vero che in un bambino non possano verificarsi danni alle corde vocali, soprattutto se la voce viene utilizzata male! Pertanto, sarebbe opportuno, dal momento che la maggior parte dei bambini sono portati naturalmente a cantare e/o a gridare, che queste tendenze venissero educate e gestite in maniera corretta, piuttosto che in modo dannoso attraverso un uso inappropriato delle funzioni e delle strutture vocali.

In Logopedia, rieducare la voce, significa:

1. Eliminare “abitudini vocali” negative e dannose per il paziente (un bravo logopedista “toglie”, non aggiunge ulteriori condizioni di sforzo e/o danneggiamento);
2. rieducare la fono-articolazione partendo dall’impostazione di una dinamica respiratoria corretta e da una gestione consapevole dei fonemi (vocali e consonanti) utilizzati nell’articolazione verbale-fonatoria;
3. valutare tutti i parametri vocali dell’individuo, quali tonalità, intensità, timbro, durata di una voce  e “curarli”, non solo in termini anatomo-fisiologici, ma “educativi”, gestendo al meglio la melodia del linguaggio e la sua intonazione (prosodia); il volume della voce a seconda della distanza tra gli interlocutori (prossemica), migliorandone la resa e la dizione; favorire i tempi di attesa nel corso di una conversazione appropriata, rispettando i turni nel dialogo, laddove ormai “per lo più è un parlarsi addosso. Nessuno ascolta, ma tutti parlano interrompendo la frase dell’altro”.

Riabilitazione è cura, ma soprattutto, è… aver cura!
E se non iniziamo dai bambini, quale sarà il loro futuro come adulti? Abiti alla moda, visi e fisici scolpiti (letteralmente!), ma con voci senza né corpo né anima?

Se curiamo così tanto il corpo, perché non aver cura anche della propria voce?