Un’équipe di neurologi ha verificato e pubblicato sulla rivista dell’Accademia Americana delle Scienze “PNAS” che il trattamento dei disturbi del linguaggio con la musicoterapia vocale in particolare e la pratica strumentale più in generale, potenzia meccanismi neurali importanti per lo sviluppo delle capacità verbali, poiché modifica alcune funzioni cerebrali migliorando le performance in diversi campi cognitivi.
E’ emerso, infatti che è la stessa regione del cervello che fornisce un percorso comune all’elaborazione di stimoli musicali e linguistici.
Nei bambini con disturbi di apprendimento nella sfera linguistica si sviluppa spesso una sorta di ansia per via di un “caos psicotico” in quanto il bambino è spesso obbligato a ore e ore di studio e a esercizi di fonetica che ripete in maniera meccanica e inconsapevole. Certamente, la pratica della musicoterapia, sia vocale che strumentale, è molto più alla portata dei bambini poichè tocca la sfera del piacere, e di un fare intenzionale. Della pratica strumentale abbiamo già ampiamente parlato, nei precedenti articoli, degli effetti positivi sulla sfera linguistica.
Per quanto riguarda quella vocale possiamo affermare che si basa su di una tecnica psico-fonica che opera in entrambe le direzioni: psicologica e fonica e la cui finalità è quella di stimolare l’espressione e la liberazione spontanea dei blocchi e delle tensioni emotive inespresse e “assorbite dal corpo”, attraverso la stimolazione vibratoria della voce associata a posture e/o azioni fisiche (sistema motorio).

Pertanto, da una parte la tecnica fonatoria mette il soggetto in condizioni di poter sperimentare in modo reale e concreto la propria fluenza verbale che viene realizzata dal soggetto in modo endogeno: la fonte sonora nasce all’interno della persona e va a ristabilire “naturalmente” il ritmo respiratorio alterato permettendo di ritrovare la musicalità della frase perduta; dall’altra, il ritorno dell’equilibrio tonico-emozionale, apporta nei soggetti un’immediata sensazione di normalità emissiva.
In particolare la pratica prevede l’utilizzo del ritmo lento, monodico con l’esercizio del prolungamento vocalico esercitato dapprima all’interno della parola e successivamente della frase.
La modifica del ritmo stesso e la profondità della funzione respiratoria associata ai movimenti delle braccia, mani, gambe apporterà nei soggetti miglioramenti nella parte espressiva della comunicazione verbale.
A questo scopo saranno di aiuto delle letture di testi per svelare la voce a se stessi, la registrazione del proprio “suono” e una particolare attenzione al corpo e alle zone del corpo da dove i suoni vengono emessi. Questo perché, come dice Tomatis, dottore specializzato in audiologia, “noi emettiamo nella voce solo le frequenze che l’orecchio percepisce”.
L’orecchio e le sue funzioni sono dunque alla base dei nostri processi di apprendimento e rappresentano anche la possibilità di un equilibrio psicofisico. Le ricerche dimostrano come tali sollecitazioni sonore, dovrebbero stimolare nel soggetto il passaggio del sistema neurovegetativo da un interesse ortosimpatico (stato di vigilanza, tensione, stress tonico-emozionale) a un interesse parasimpatico (stato di quiete) con una collaborazione armonica tra l’area motoria sinistra che ha realizzato l’idea verbale e l’area motoria destra coordinatrice delle sequenze sonore.
Un agire mediante la musicoterapia vocale consente di riappropriarci della nostra voce, di legittimarla, di rafforzarla, di ritrovare l’intonazione e instaurare un dialogo radicato nei suoni e nella musica che consente di mettere a fuoco tutto ciò che interrompe il fluire del nostro linguaggio verbale.
Questo percorso consentirà di riacquistare la fiducia verso una comunicazione soggettiva, un’accoglienza e un rispetto del proprio disturbo in quanto manifestazione all’esterno di qualcosa che c’è all’interno per approdare ad una nuova visione di se stesso in relazione agli altri.
Per dirla con le parole di Laura Pigozzi, psicanalista e studiosa del fenomeno vocale “la voce non è mai solo sostegno della parola ma apre l’accesso all’inconscio”.