“Mio figlio ha 2 anni. È intelligentissimo, capisce tutto, indica, ma non parla ancora. Dice solo ‘mamma’ ”.
Quante volte è capitato di ascoltare considerazioni simili da parte di genitori attenti e preoccupati nel momento in cui il proprio figlio, pur avendo raggiunto parte delle più importanti tappe del proprio sviluppo fisico e mentale, non parla ancora; tende per lo più a gridare piuttosto che provare a verbalizzare; ha la bocca sovente chiusa e non riesce a ripetere le parole suggeritegli dagli adulti.

logopedia esercizio
Ebbene, è qui che può intervenire un Logopedista, chiarendo subito un punto essenziale: la Logopedia, oggi, non è solo “riabilitazione” del linguaggio, ma può essere intesa anche come una “abilitazione” alla verbalità, e cioè come un avviamento allo sviluppo e all’uso della parola in modo contestualizzato.
Si potrebbe affermare che, indipendentemente dalle possibili cause, bambini che all’età di due anni ancora non parlano, tendono a sviluppare il linguaggio più tardi nel tempo e, non sempre, recuperano questo gap da soli e in maniera sufficiente rispetto all’età anagrafica.

Logopedia è prevenzione, pertanto, non aspettiamo che il bambino parli tardi e male, prima di intervenire:
cerchiamo di stimolarlo, attraverso il gioco e l’interazione, a un’iniziazione non forzata, bensì guidata, della verbalità. Non è detto si tratti sempre di una condizione necessariamente patologica, a meno che non sia accompagnata da altri sintomi, ma non è neanche naturalmente fisiologica. L’intervento logopedico precoce, accompagnato dalla partecipazione attiva dei genitore, può aiutare i piccoli pazienti a imparare a parlare con linearità e precisione, recuperando quel gap ancora mai colmato.

Un buon logopedista non lavora solo sull’apprendimento del linguaggio, ma deve:

⁃ fare in modo che il bambino raggiunga le principali autonomie;
⁃ ridimensionare alcuni aspetti torpidi del comportamento adattivo e sociale;
⁃ lavorare sugli aspetti motori globali e fini;
⁃ arricchire il vocabolario personale del bambino attraverso la stimolazione del lessico in entrata (propedeutico a quello in uscita);
⁃ stimolare l’interazione attraverso il gioco di squadra e il rispetto dei turni;
⁃ far rispettare le regole dell’adulto;
⁃ insegnare ad ascoltare e a implementare le capacità di attenzione uditiva e visiva;
⁃ esercitare la memoria a breve e a lungo termine.
Un ottimo logopedista è in grado di trasformare e adattare la terapia a misura di bambino, selezionando le attività sottoforma di gioco e stimolando in maniera armonica la crescita delle abilità cognitive, macro e fini-motorie, relazionali-comportamentali e, ovviamente, espressive del soggetto.

Le tappe della normalità esistono
I tempi critici per lo sviluppo del linguaggio verbale, in un bambino senza problematiche, si collocano in un arco di tempo compreso nei primi tre anni di vita e, in particolare, è nel periodo compreso tra i 18 e i 48 mesi che evolve il suo patrimonio fonemico (acquisizione dei suoni e delle lettere del nostro alfabeto), lessicale (vocabolario), morfosintattico (approdo alla frase prima bi-termine e poi tri-termine, costituita da soggetto, verbo, complemento).

tabella logopedia
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