Affinché i ragazzi e i bambini di cui ci occupiamo non crescano con l’idea che nella vita per avere successo sia necessario avere solo dei buoni vuoti a scuola, è necessario introdurre un concetto basilare, quello di educazione all’intelligenza emotiva.

Le emozioni, i sentimenti e le passioni sono delle guide importantissime che ci permettono di affrontare quotidianamente compiti complessi che non potremmo affidare al solo nostro intelletto.
Ogni emozione è fondamentale per regolare le azioni, pensiamo alla paura, essa è necessaria affinchè si percepisca la condizione di pericolo e ci si possa preservare da situazioni effettivamente lesive per noi stessi e per gli altri.

Le emozioni ci sono state date in dotazione dal nostro sistema evolutivo per indicarci di scappare da quello che procura dolore e sofferenza e di cercare ciò che invece procura benessere. Abbiamo una parte del nostro cervello deputato alla loro elaborazione, il sistema limbico, che in maniera inconsapevole, veloce e automatica ci aiuta a etichettare una situazione come piacevole o spiacevole e decidere se avvicinarci con curiosità piuttosto che allontanarci con rapidità.

È dunque fondamentale che l’agire educativo sia orientato verso la consapevolezza che le emozioni sono importanti al fine di accompagnare gli individui nella crescita. Bisogna evitare la repressione degli stati emotivi e piuttosto cercare di dare la corretta rilevanza a ognuno di essi, in modo da essere coscienti del loro impatto su di noi e sul mondo esterno.

L’intelligenza emotiva, intesa secondo la definizione psicologica, è la capacità di comprendere, utilizzare e gestire le proprie emozioni in modi positivi per alleviare lo stress, comunicare in modo efficace, entrare in empatia con gli altri, superare le sfide e disinnescare i conflitti.

Nel contesto educativo e didattico va intesa quale competenza, da parte dell’adulto di riferimento, di mettersi in relazione con l’educando affinchè esso possa percepirsi compreso e mai escluso dalle fasi dell’azione educativa.

Il coinvolgimento empatico permetterà al bambino di sentirsi coinvolto e partecipe qualunque sia la sua fascia d’età ed in ogni contesto.

Il collegamento empatico sarà, dunque, utile per scongiurare l’abbandono scolastico, le forme di comportamento devianti, le esplosioni e le chiusure emotive dell’educando, lasciando scorrere naturalmente il processo educativo e formativo in cui ci si trova.

In termini pratici, questo significa essere consapevoli che le emozioni possono guidare il nostro comportamento e avere un impatto sulle persone e imparare a gestire quelle emozioni, sia le nostre che quelle degli altri.

Prima di poter sviluppare l’intelligenza emotiva, è quindi necessario avere una buona capacità di mentalizzazione, cioè di concepire noi stessi e gli altri come aventi degli stati mentali. L’intelligenza emotiva serve a costruire relazioni più forti, avere successo a scuola e al lavoro e perseguire efficacemente i tuoi obiettivi di carriera e personali. Può anche aiutare l’individuo a connettersi con i propri sentimenti, trasformare l’intenzione in azione e prendere decisioni su ciò che conta davvero per se stessi.

Alcuni studi sull’intelligenza emotiva suggeriscono che possa essere appresa e rafforzata, mentre altri sostengono che sia una caratteristica innata nell’essere umano.

Secondo Goleman, psicologo tra i maggiori esponenti della riflessione emotiva ed empatica degli ultimi tempi, l’intelligenza emotiva è costituita da alcune competenze fondamentali per il nostro benessere, sia a livello personale che a livello sociale. Chi possiede queste competenze è probabile che sia in grado di instaurare migliori rapporti sociali, prendere decisioni in linea con le proprie motivazioni e mantenere un livello di autostima elevato.

Per spiegare cosa significa “intelligenza emotiva”, Goleman ha sviluppato una struttura di cinque pilastri che la costituiscono, oltre a una serie di abilità che possono essere sviluppate e migliorate, in modo che chiunque possa diventare più intelligente emotivamente.

Le cinque componenti dell’intelligenza emotiva per Goleman sono:

1. autoconsapevolezza;
2. autoregolamentazione;
3. motivazione;
4. empatia;
5. abilità sociali.

Le cinque competenze dello schema di Goleman rendono più facile identificare le aree di miglioramento e lavorare per comprendere le emozioni e gestirle. Assecondare il vissuto emotivo ed accoglierne gli effetti può rappresentare, di certo, un’ottima strategia per favorire il benessere dei nostri bambini per cui ai genitori è opportuno consigliare di porsi come ascoltatori emotivi comprendendo la fragilità e la delicatezza dell’essere bambini e di porsi come guida nel riconoscimento delle emozioni e nella gestione delle stesse.

Consigli pratici per i genitori

Le emoticon sono un ottimo strumento per l’educazione empatica e per la comunicazione tra genitori e figli e i bambini le adorano. Pertanto, un’ottima idea è usarle per insegnare loro il riconoscimento e la gestione delle emozioni. Per lavorarci insieme, i genitori possono presentare le faccine ai loro bimbi, affinché essi possano indicare a quale emozione corrispondono e in quale situazione quotidiana assumerebbe quell’espressione. Preparando insieme un cartellone con i nomi dei giorni e le emoticon si può procedere, poi, chiedendo quotidianamente ai nostri bambini di apporre l’emoticon relativa all’emozione di quel giorno affinché ci si possa confrontare sulla stessa e affrontarla insieme senza paura e con la consapevolezza che, il genitore, non sarà lì a giudicare ma a guidare il percorso di crescita.