Rimettere lo zaino sullo spalle e cominciare un nuovo anno scolastico porta con sé un carico importante di stress, timori e paura di eventuali insuccessi dei nostri figli. È in questo contesto che assume dunque più che mai valore l’educazione alla resilienza, che è soprattutto la volontà dell’individuo di uscire dallo stato di disadattamento e malessere, attivando strategie di adattamento e di apprendimento. In psicologia, il costrutto di resilienza descrive la capacità di una persona di sfruttare le sue risorse interne per reagire a situazioni esterne sfavorevoli e sviluppare una personalità positiva.

Affrontare le avversità

Di fronte alle avversità, gli individui possono avere due attitudini: retroattiva e preattiva. Nella prima la persona percepisce gli altri e l’ambiente come ostili, la colpa del proprio malessere è attribuito al di fuori di sé e il soggetto non agisce. La seconda condizione invece affronta e vede la realtà con realismo e il soggetto mette in atto strategie per uscire dalla situazione indesiderata. Autonomia, problem solving, abilità sociali e propositi per il futuro sono caratteristiche comuni tra gli individui più resilienti.

Occasioni di crescita

Dal lavoro clinico e dalle ricerche condotte si osserva oggi che molti adulti nei confronti dell’infanzia e di se stessi cercano di annullare ed escludere il dolore dalla vita. Il bambino viene protetto da qualsiasi turbamento emotivo e fisico: non è permesso soffrire. A livello educativo la vera ricchezza non è invece l’assenza del dolore, bensì la capacità di affrontarlo e comprenderlo. Uno stress negativo come un insuccesso scolastico o uno scontro con un pari possono diventare preziose occasioni di crescita.

No all’iperprotezione

L’affermazione più ricorrente durante i colloqui con i genitori è: “Dott.ssa è ancora piccolo/a non vorrei turbarlo/a, vorrei solo fosse felice”. Iperprotetti e tenuti al sicuro da qualsiasi tipo di difficoltà e fatica, i figli crescono senza mettersi in discussione. Fino alla giovane età adulta, momento in cui la vita li pone davanti a inevitabili sofferenze e difficoltà che li trovano incapaci di reagire e di escogitare soluzioni positive utili a sviluppare in modo sano l’autostima.

Come insegnarla ai figli?

Occorre porre sistematicamente i figli in una posizione di “frustrazione ottimale” in cui sono rispettate le loro caratteristiche, potenzialità e possibilità. L’impegno richiesto per uscire dalla situazione di stress negativo deve essere proporzionato all’età e un simile modo di educare contribuisce efficacemente a trasmettere nel bambino la fiducia di base relativamente all’amore e all’accettazione totale e incondizionata dei genitori. Il minore svilupperà così sentimenti e atteggiamenti di autostima, sicurezza, indipendenza, tenacia, impegno, costanza, autonomia, autoaffermazione, aspirazioni, curiosità, che sono essenziali per la strutturazione della propria maturità. Il minore si sentirà fiducioso delle proprie forze e avvertirà una profonda convinzione di non avere bisogno di essere sostituito dagli altri nel raggiungere i suoi obiettivi.