Crescere non è un processo lineare ma il risultato che si ottiene dalla combinazione di genetica, ambiente, status nutrizionale e metabolismo ormonale. Questi quattro fattori sono prevedibili e modificabili solo in parte, ad esempio, non possiamo intervenire sulla genetica ma, invece, possiamo controllare lo status nutrizionale.

Vediamo insieme quali sono le tappe fondamentali dell’accrescimento:

1) La vita intrauterina: la crescita in utero è condizionata da fattori materni e, inevitabilmente, dallo stato di salute della placenta e dall’alimentazione materna. A questo si aggiunge l’informazione genetica contenuta nelle cellule del feto. L’accrescimento fetale viene monitorato dal ginecologo con le ecografie per stabilire lo stato di benessere del nascituro.
2) Alla nascita: il pediatra valuta lo sviluppo del bambino durante i bilanci di salute, misurando, tra le altre cose, l’altezza e confrontandola con apposite tabelle. Raggiunti i 2-3 anni, il bambino si colloca lungo un percentile di crescita che, salvo imprevisti, seguirà fino alla tappa successiva ovvero…
3) La pubertà: è il periodo di massima accelerazione della crescita (spurt puberale) e che si verifica prima nelle femmine (circa 11 anni) e poi nei maschi (13-14 anni). Mediamente a queste età si assiste ad un guadagno di circa 20 cm nelle ragazze e 25 cm nei ragazzi.
4) Dopo la pubertà: la crescita staturale rallenta fino ad esaurirsi con il raggiungimento della statura definitiva: benvenuti nell’età adulta!

L’altezza nel bambino come parametro di benessere

La crescita armonica del bambino è un indice prezioso che consente a genitori e clinici di valutare lo stato generale di benessere. Se la crescita è improvvisamente rallentata o non vengono raggiunte le tappe fondamentali, è bene una valutazione più approfondita.

L’altezza è un parametro individuale e non si possono fare riferimenti tra bambini diversi. Inoltre, l’altezza non è un parametro prestabilito ma dobbiamo considerare il bersaglio staturale familiare. Cosa significa? Molto semplicemente, un basso bersaglio è l’altezza che ci si aspetta di raggiungere quando i propri genitori sono, per l’appunto, di bassa statura.

Viceversa, un bersaglio alto sarà la previsione di altezza di una persona con genitori di statura alta.
Una bassa statura, non in linea con il bersaglio, o un rallentamento del ritmo può far accendere un campanello di allarme del pediatra. Ci sono molte cause alla base di una bassa statura ed alcune possono essere corrette con una terapia apposita.

Come agisce il pediatra?

Come abbiamo detto, non sempre “il più piccolo della classe” è un bambino che sta poco bene! Senza giungere a conclusioni affrettate, lasciamo fare al pediatra il suo lavoro!
In prima battuta, il clinico valuterà l’altezza (e il peso) con le apposite griglie dei percentili, avendo così un quadro chiaro dello sviluppo fisico. Si passa poi a individuare il bersaglio genetico e ci si chiede: quanto dovrebbe essere alto il bambino tenuto conto dell’altezza dei suoi genitori?

Se il bambino è basso e sono già presenti i primi segni puberali (ghiandola mammaria nella femmina ed aumento del volume testicolare nel maschio), si inizia subito l’iter diagnostico. Se il bambino presenta una statura al di sotto del percentile corrispondente al target genetico, cioè sia “troppo piccolo in confronto ai genitori”, si può iniziare l’iter diagnostico subito oppure monitorare la crescita ogni sei mesi.

Una volta accertata la bassa statura occorre indagare l’eventuale presenza di altri casi di bassa statura in famiglia: spesso infatti emerge che uno o entrambi i genitori hanno presentato un ritardo puberale. In alcuni rari casi può esserci una storia familiare di deficit di GH, l’ormone della crescita. Infine, un ultimo livello di indagine è quello che indirizza il clinico verso condizioni croniche che richiedono cure specifiche.

L’altezza come elemento di confronto con gli altri nell’adolescente

Nel contatto tra persone, il corpo è un mezzo di comunicazione e aiuta a metterci in relazione con gli altri. I giovani, che troppo spesso vivono nel mondo virtuale, sperimentano una vera e propria perdita di identità legata alla crisi della propria immagine corporea. In soldoni, non ci sono filtri che ci fanno apparire più belli nella vita reale come succede sui social!

Tutto ciò è amplificato in pubertà che è una fase di rielaborazione corporea, sociale e personale della propria identità. In adolescenza si sperimenta l’imperfezione del corpo e uno dei parametri di confronto più delicati è proprio l’altezza.
Sebbene sia sbagliato fissare un canone estetico di bellezza basato sull’altezza (o sul peso!) di un individuo, è importante che si impostino abitudini sane dell’infanzia che hanno un impatto positivo anche sull’altezza.

Come già detto, non è possibile modificare i nostri geni ma ci sono dei fattori esterni che supportano il nostro sviluppo… verso l’alto! Ad esempio, lo sport aiuta tanto a fortificare la struttura ossea e muscolare; l’alimentazione sana, bilanciata e ricca di nutrienti (con un impatto positivo sullo sviluppo ormonale) come alcuni aminoacidi, aiuta a potenziare lo sviluppo.
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Altezza e alimentazione: c’è una connessione?

Ebbene si! Chiariamo una cosa: l’informazione genetica sullo sviluppo dell’altezza la fa da padrone e non possiamo fare nulla per modificare i nostri geni. Tuttavia, esiste una correlazione interessante tra l’arginina e la crescita. L’arginina infatti è un aminoacido naturalmente presente nelle proteine ma potrebbe verificarsi una sua carenza quando la dieta non è sufficientemente bilanciata o in caso di patologie dell’assorbimento di nutrienti. In altri casi, invece, l’organismo potrebbe avere un maggiore fabbisogno, specialmente durante l’età dell’infanzia. Nel corpo, l’arginina stimola la produzione dell’ossido nitrico (una molecola che aiuta la dilatazione dei vasi sanguigni, favorendo così un miglior flusso di sangue) e di ormone della crescita, noto come GH.

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