I primi approcci alla psicomotricità avvengono in Francia, nel 1880 ad opera di Mira Stanback. Successivamente altri studiosi vi si interessano, ognuno apportando il proprio contributo personale.
L’idea innovativa che spinge Jean Le Boulch (1924-2001), è quella che la psicomotricità funzionale, metodologia con basi scientifiche da lui ideata, deve garantire alle persone, di qualsiasi età, una possibilità di sviluppo, inteso come sostegno ed aiuto nella ricerca del proprio benessere psico fisico. Da qui si comprende bene che essa può aiutare non solo il bambino adottato, ma anche i due “nuovi genitori” che accolgono il bambino nel loro nucleo. Fondamentale è riuscire a leggere le persone con cui si lavora in maniera ottimale, rilevando le aree di difficoltà ma soprattutto le potenzialità e lavorando su quest’ultime, per rimarcare gli aspetti positivi che portano la persona a trarre giovamento nel suo complesso. L’adozione non è un processo semplice, entrambe le parti chiamate in causa hanno bisogni e aspettative.
Bisogna considerare i genitori adottivi che desiderano un figlio e il bambino che ha vissuto l’abbandono della famiglia naturale, ha bisogno di una famiglia che lo accolga e lo faccia sentire amato e benvoluto. Il legame con la famiglia di origine viene reciso e il bambino, a volte dopo essere passato da varie realtà quali famiglie affidatarie o istituti, deve ripartire instaurando nuovi legami duraturi e certi con la famiglia adottiva. Importante è anche la consapevolezza da parte della famiglia che avere un figlio adottivo significa accoglierlo e dedicargli tempo e spazio e ciò deve iniziare prima dell’effettivo ingresso del bambino in famiglia; tra i tanti aspetti da prendere in considerazione prima ci sono la riorganizzazione della coppia e della persona, da coniuge si diventa genitore, nuove risorse e nuove modalità relazionali e cognitive, trovare degli aggiustamenti funzionali a tutti, giusto per citarne alcuni.
Ognuno di questi aspetti organizzativi viene solitamente condensato nei primi mesi dopo l’arrivo del bambino e questo può creare stress ed incomprensioni. Può anche verificarsi che le aspettative, da parte di entrambe le parti, genitori e bambino, possano non essere soddisfatte immediatamente. Ed è qui che la psicomotricità funzionale può venire in aiuto alla famiglia.
Come? Creando momenti e spazi accoglienti dove, attraverso esperienze psicomotorie funzionali motivanti e divertenti, si possa ottimizzare la relazione genitore – figlio adottivo, attraverso un’evoluzione positiva delle funzioni energetico affettive. Le Boulch sostiene che queste funzioni chiariscono l’aspetto relazionale dell’ individuo, cioè come viene percepito l’ambiente esterno e come si entra in relazione con esso; dunque un buon andamento di queste funzioni si rispecchia in delle relazioni serene.
Gli obiettivi principali dell’ intervento psicomotorio funzionale, in questo caso, sono far leva sul senso di efficacia di tutti i membri, fornendo occasione alla famiglia di trascorrere momenti di divertimento insieme, senza dover pensare troppo alle preoccupazioni, per avere una veglia alta ed essere motivati, provare esperienze di rilassamento utili a dimenticare e controllare i periodi di stress, ed esperienze di controllo tonico per gestire funzionalmente gli attimi di difficoltà. Esperienze di gioco ludico, che è il canale migliore che l’adulto può utilizzare per comunicare con il bambino, sia nei periodi in cui va tutto bene, che nei periodi di difficoltà.
fonte:
• G. Pesci, “LA PSICOMOTRICITA’ FUNZIONALE Scienza e metodologia” – Armando editore, 2011 • G. Pesci, “TEORIA E PRATICA DELLA PSICOMOTRICITA’ FUNZIONALE. A scuola con Jean Le Boulch” – Armando editore, 2012 • A. Guerrieri, M.L. Odorisio, “ A SCUOLA DI ADOZIONE” – edizioni ETS, Pisa, 2007 • L. Paradiso, “PREPARARSI ALL’ ADOZIONE” – Edizioni Unicopli, Milano,1999,2002,2015 • M. Valentini, M. Roma, “ GLI EFFETTI DEL GIOCO NELLA CRESCITA COGNITIVA E MOTORIA DEL BAMBINO” – in Nuovi Orizzonti n. 10-2013