La donazione di sangue placentare mediante prelievo dal cordone ombelicale, oltre che essere un atto solidaristico e assolutamente volontario, rappresenta, per la donna in gravidanza che decide di aderire, un’occasione unica ed esclusiva di sentirsi utile e gratificata.

 
Non solo, ma il donare per un fine umanitario la proietterà all’interno di quella “catena della solidarietà” che ridà la vita ad altri esseri umani; la stessa placenta che ha fornito nutrimento per nove mesi ad un piccolo essere umano consentirà, attraverso il sangue del proprio cordone, ad altri esseri umani di “rinascere” a nuova vita guarendo da una terribile malattia.
Che cos’ è il sangue placentare?
È il sangue contenuto nella placenta ancora in situ sulla parete dell’utero dopo la nascita del bimbo.
In questo sangue sono presenti le cellule staminali, indifferenziate e totipotenti, che, trapiantate nell’organismo malato, possono dare così origine agli elementi del sangue di cui esso necessita per curare la malattia.
Il sangue placentare viene prelevato mediante la puntura del cordone ombelicale, precisamente della vena ombelicale, con un ago sterile collegato ad una sacca di raccolta in cui refluisce il sangue.
La pratica è assolutamente indolore sia per la mamma che per il bambino e deve essere effettuata dopo il clampaggio del cordone che avviene a un minuto circa dalla nascita.
L’ostetrica/o che assiste al parto effettua materialmente il prelievo di sangue placentare e concorre alla riuscita della raccolta assicurandosi che la quantità di sangue placentare prelevato sia consona ai requisiti di qualità richiesti per l’accreditamento di tutta quanta l’organizzazione impegnata nel funzionamento della Banca pubblica, l’unica autorizzata dalla legge italiana a preservare il sangue placentare.
Ogni singolo atto, ogni sequenza dell’intero processo sono dettagliatamente scanditi e curati, dall’arruolamento al prelievo, all’invio, ai ripetuti controlli fino alla crioconservazione.
Il personale coinvolto in questa organizzazione è rappresentato da professionisti altamente specializzati, medici, ostetriche, biologi, tecnici, che collaborano affinché venga garantita la massima qualità.
Una donna in gravidanza che decide di essere donatrice di sangue placentare deve anzitutto assicurarsi che l’ospedale presso cui ha scelto di partorire sia un centro afferente ad una Banca del sangue placentare e informarsi sul luogo dove effettuare l’arruolamento che consiste nella raccolta della storia clinica personale e del partner, nel controllo di tutti gli esami della gravidanza e la firma del consenso informato.
L’impegno richiesto alla donna è veramente semplificato e agevolato: oltre all’arruolamento ella dovrà, a sei mesi dal parto, prima che la donazione venga bancata, recarsi presso la sede della banca e sottoporsi ad un semplice prelievo di sangue per l’ultimo controllo infettivologico.
Il counselling dell’ostetrica/o, riguardo alla donazione, deve essere efficace e completo dal punto di vista dell’informazione e dell’accompagnamento verso una scelta ponderata e consapevole.

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