“Se un bambino durante i primi nove mesi della sua esistenza intrauterina è stato desiderato, accettato ed amato, è stato ascoltato, è stato capito ed accudito, questo bambino nascerà e crescerà pensando di valere molto e amerà se stesso”. (Arrigoni, Ferrari).
Sento sempre parlare di mamme che uccidono, vendono e abbandonano i propri figli. Sento sempre parlare di infanzia violata. Vedo bambini che piangono e soffrono. Allora mi pongo la domanda: “Se i genitori sapessero ciò che accade nel grembo materno, forse il modo di essere genitore potrebbe cambiare?”.
La risposta è sì, perché “se i genitori fossero informati su quanto oggi si sa della psicologia e sull’educazione prenatale, cambierebbero sicuramente il loro modo di essere genitori e se il loro essere genitori cambiasse, cambierebbe il mondo”. (David Chamberlain).
La gravidanza è un momento di incontro fra due anime, una che contiene ed ospita e l’altra che che si sta preparando alla Vita.
L’utero non è solo la prima culla ma è anche il primo mondo del bambino. Il feto è dotato di sensibilità, ha una vita psichica, è in stretta relazione sia con la madre che con l’ambiente in cui questa vive ed è in grado di memorizzare, ha capacità di apprendimento e prova delle emozioni.
Egli può sentire, udire, sognare, instaurare a modo suo relazioni e dialogare sia con la propria madre che con l’ambiente extrauterino. Dunque, il momento della nascita non sancisce l’inizio della vita ma inizia a partire dai nove mesi di gestazione nel grembo materno. In questi nove mesi, si viene così a creare il bonding ossia l’attaccamento che si crea tra l’infante i genitori, fondamentale per tutti i legami successivi.
Durante il periodo prenatale il bambino vive in una posizione di totale dipendenza dalla madre e come tale risente senza filtro del suo umore, del suo stato di benessere e di salute. L’embrione prima, il feto dopo, impara nell’utero il linguaggio della madre e riconosce la sua voce, si muove per esplorare l’ambiente nel quale si trova, percepisce e discrimina gli stimoli ed è in grado di entrare in comunicazione con la madre ed il padre.
Se un bambino sviluppa una predisposizione alla gioia, alla malinconia, alla fiducia in se stesso dipende dai messaggi che riceve dalla mamma in gravidanza. Le emozioni vissute dalla madre hanno un impatto fondamentale sul suo bambino che cresce in utero, investito dall’adrenalina o dalle endorfine e ne subisce le conseguenze, positive se si tratta di endorfine, negative se si tratta di adrenalina.
Una gravidanza turbata, è correlata spesso a disturbi del sonno, dell’alimentazione, della digestione e del carattere del bambino (Sontag). E poi, l’esposizione a forti dosi di stress materno comporta l’esposizione di quantità ingenti di ormoni come il cortisolo che altera il processo biochimico in cui cresce il bambino.
Una buona relazione prenatale, dunque, prepara e favorisce la nascita di una buona relazione successiva.
La mamma, poi, dovrebbe tutelare se stessa da qualunque stress emotivo e preoccupazione ed il papà dovrebbe favorire questo benessere. È importante che i genitori parlino amorevolmente, lo accarezzino facendolo sentire già parte della famiglia, raccontino fiabe, cantino.
Questo perché nel contatto prenatale la voce, il canto, la musica assumono molta importanza in quanto il nascituro li percepisce e dopo la nascita il neonato avrà la capacità di riconoscere le voci ed i suoni di cui ha avuto esperienza.
Durante la gravidanza, la mamma dovrebbe verbalizzare mentre culla il nascituro, comunicare con lui dicendo: “Tu sei unico, ti amo perché sei il mio bambino, sei meraviglioso, sono felice che tu esista”.
Viceversa la madre non dovrebbe mai dire frasi come:”Rispondi al papà/se non mi rispondi non ti parlo più/Sono già al sesto mese dovresti essere più comunicativo/si agita troppo/sei ansioso come me/ma sentitelo come vuole farsi notare”.
Cari genitori diventare genitore consapevole e responsabile è un’avventura meravigliosa, così come la formazione del figlio costituisce la più grande opera d’arte che si possa immaginare.