HIV e AIDS, cosa sono? Facciamo chiarezza!

L’HIV (Human Immonodeficiency virus) è un virus che attacca il sistema immunitario, in particolare un tipo di globuli bianchi, i linfociti CD4+, e può causare la Sindrome da Immunodeficienza Acquisita, nota come AIDS. La trasmissione del virus può avvenire attraverso il contatto con liquidi biologici di una persona infetta (sangue o suoi derivati, liquido seminale o fluidi vaginali, latte materno) mediante soluzioni di continuo della cute o della mucosa.

Una donna HIV positiva può avere figli?

Le persone HIV positive con carica virale persistentemente non rilevabile possono scegliere di avere figli in modo naturale in considerazione del rischio pressoché nullo (“inesistente” o “insignificante”) di trasmissione al/alla partner e al nascituro.

Tutte le pazienti in gravidanza dovrebbero sottoporsi al test per l’HIV?

I dati epidemiologici ci dicono che nel nostro Paese una grande quantità di donne non sono a conoscenza del proprio stato di infezione da HIV e che spesso scoprono proprio in gravidanza la loro condizione di sieropositività. Il test di screening per l’HIV è raccomandato a tutte le donne in gravidanza o che stanno pianificando una gravidanza, indipendentemente dalla valutazione del rischio, e ai loro partner.
Il test dell’HIV consiste in un esame del sangue conosciuto come ELISA che si basa sulla ricerca degli anticorpi contro HIV 1 e 2 con metodo immunoenzimatico.

HIV positività in gravidanza: cosa mi aspetta?

In caso di diagnosi di infezione da HIV in gravidanza la donna sarà immediatamente presa in carico da un Centro Clinico di Malattie Infettive dove verrà iniziato il percorso di cura, con l’apporto multidisciplinare di tutte le figure professionali necessarie (ginecologo, infettivologo, neonatologo, psicologo ecc.).

Come è possibile ridurre il rischio di trasmissione al feto?

Le madri sieropositive possono contagiare il neonato con il virus HIV. Il contagio può avvenire durante la gravidanza (raramente), durante il parto o con l’allattamento al seno. Se le madri non ricevono la terapia farmacologica in gravidanza, il 20- 25 % dei bambini nati da donne sieropositive saranno infetti dal virus. L’assunzione della terapia antiretrovirale (ART) per tutta la durata della gravidanza costituisce il mezzo più efficace per la prevenzione della trasmissione dell’infezione dalla madre sieropositiva al bambino, riducendo la percentuale di trasmissione a meno del 2-3%.

Il parto vaginale è possibile?

Un parto vaginale è generalmente raccomandato solo se c’è un basso livello di HIV nel sangue (una carica virale non rilevabile). Il taglio cesareo eseguito prima del travaglio e/o della rottura prematura delle membrane può significativamente ridurre il rischio di trasmissione perinatale da HIV, soprattutto in caso di carica vitale alta.

Il neonato necessita di trattamento dopo il parto?

La profilassi con antiretrovirali nel neonato costituisce un elemento essenziale nella prevenzione della trasmissione del virus al nascituro.

Una madre HIV positiva può allattare al seno il neonato?

Il tema allattamento in donna sieropositiva all’HIV è ancora oggi molto dibattuto e la scelta o meno di praticarlo dipende molto dalle autorità sanitarie nazionali. L’Organizzazione Mondiale della Sanità sostiene l’allattamento al seno in donne HIV sieropositive: l’allattamento materno è raccomandabile solo alle pazienti che aderiscono pienamente al trattamento antiretrovirale che riduce fortemente il rischio di trasmissione del virus al bambino e, in ogni caso, va contestualizzato.

 

 

a cura della dr.ssa Marta Pallottini
Specialista in Ginecologia e Ostetricia
Ospedale Santo Stefano, Prato
Azienda USL Toscana Centro