Quando parliamo di latti in senso lato possiamo suddividere questi prodotti in 4 categorie principali e valutarne l’utilizzo a seconda dell’età del bambino.
• Il latte vaccino (latte di mucca) e il latte di altri mammiferi è il prodotto della ghiandola mammaria di quel determinato mammifero e ha caratteristiche specifiche a seconda del mammifero da cui quel latte origina. Così il latte di mucca ha una composizione diversa dal latte di pecora o dal latte di asina o dal latte di renna, solo per citarne alcuni.
• Da un punto di vista puramente classificativo, nella precedente categoria dovremmo inserire anche il latte materno, che deriva dalla secrezione della ghiandola mammaria della donna, che però ha delle caratteristiche che lo rendono unico per l’essere umano.
• I latti formulati sono prodotti formulati appunto per le specifiche necessità del bambino nelle prime fasi della vita, sia quando il piccolo è sano, sia quando sono presenti condizioni patologiche più o meno severe. Devono rispondere a precise normative che ne regolamentano gli aspetti principali così da avere un prodotto finale che sia sicuro e adeguato alla situazione nella quale verrà utilizzato. I latti formulati derivano in genere dal latte vaccino attraverso una serie di trasformazioni, ma possono derivare anche da prodotti vegetali come ad esempio soia e riso.
• Esiste poi un ampio gruppo di prodotti di origine vegetale che vengono colloquialmente indicati come latti vegetali ma che sarebbe più corretto chiamare bevande vegetali, se riserviamo il termine latte per il latte dei mammiferi. Questi assomigliano nell’aspetto al latte di mucca, ma hanno una composizione nutrizionale diversa sia tra di loro, sia in confronto al latte di mucca o altri mammiferi e ai latti formulati.
Il latte materno
Per quanto riguarda il primo anno di vita le indicazioni sull’utilizzo dei latti in senso lato sono abbastanza univoche e consistono, brevemente, nel consigliare il latte materno come unico alimento nei primi sei mesi di vita del bambino, da proseguire poi anche successivamente quando il bambino inizia a consumare altri cibi.
Il latte materno presenta infatti una serie di caratteristiche selezionate dall’evoluzione che lo rendono l’alimento ottimale per la crescita e lo sviluppo del cucciolo dell’essere umano.
La sua composizione non è stabile ma si modifica a seconda di diversi fattori come l’età gestazionale e il sesso del neonato, la dieta e lo stato nutrizionale della madre, il momento della giornata, nel corso della stessa poppata (il latte materno è più ricco di lipidi più avanti durante la poppata), durante i giorni/settimane/mesi di allattamento. Oltre a presentare composti con funzioni nutrizionali (proteine, grassi, minerali, ecc.), contiene anche sostanze (come gli HMO – oligosaccaridi del latte materno, i microRNA – piccole molecole di RNA, le immunoglobuline – ovvero gli anticorpi, il microbiota del latte materno – l’insieme di microorganismi del latte materno) con effetti sull’intestino del bambino, sul suo microbiota, sul sistema immunitario, sullo sviluppo neurologico, sul rischio infettivo, sul rischio di sovrappeso/obesità – effetti che si estendono oltre la cessazione del periodo di allattamento. Inoltre l’allattamento al seno presenta risvolti positivi di tipo psicologico che vanno al di là delle componenti nutrizionali e funzionali fornite dal latte.
I latti formulati
I latti formulati possono essere utilizzati in aggiunta al latte materno quando questo da solo non sia in grado di soddisfare le necessità del piccolo, oppure possono essere utilizzati in alternativa al latte materno quando questo, per diverse motivazioni, non possa essere utilizzato. Esistono differenti tipologie di latti formulati a seconda ad esempio della fascia di età del bambino a cui sono destinati (latti per bimbi prematuri, latti per le fasce di età 0-6 mesi, 6-12 mesi, ecc.) o della presenza di condizioni più o meno patologiche che intendono affrontare (rigurgiti, stipsi, coliche, allergia alle proteine del latte vaccino, ecc.). Anche se le caratteristiche “base” sono simili tra i diversi prodotti e rispecchiano quanto previsto dalle normative, alcuni composti possono essere diversi proprio con lo scopo di provare a migliorare quelle situazioni per i quali sono stati pensati.
Infine, le altre tipologie di latte (sia i latti di origine animale, come il latte vaccino, sia le bevande vegetali) che non siano state appositamente modificate per rispondere alle specifiche esigenze del lattante (in altre parole quelle che si comprano semplicemente al supermercato senza indicazioni particolari) non possono essere usate in sostituzione del latte materno o del latte formulato nell’alimentazione del bambino nel primo anno di vita: in altre parole non posso dare a un bambino di 7 mesi un biberon di latte vaccino al posto di un biberon di latte formulato. Una volta che il bambino abbia iniziato l’alimentazione complementare (il cosiddetto svezzamento), sia il latte vaccino sia le bevande vegetali possono essere utilizzati in piccole quantità nelle preparazioni, ad esempio come ingrediente in una ricetta, pur ricordandosi che da un punto di vista nutrizionale questi “latti” presentano ognuno caratteristiche differenti (come vedremo nel prossimo articolo).
Nel complesso, quindi, l’utilizzo dei “latti” nel I anno di vita è un argomento tutt’altro che semplice per cui è consigliabile nelle sue scelte la famiglia si confronti sempre con personale qualificato.