Dietro ogni storia di adozione si celano talvolta realtà complesse, che meritano attenzione e consapevolezza. Oggi, vogliamo utilizzare la lente dell’adozione per affrontare un tema delicato e cruciale: la Sindrome Feto Alcolica (SAF), una condizione permanente causata dall’esposizione prenatale all’alcol, che può avere impatti significativi sulla vita di un bambino e della sua famiglia.
Comprendere la SAF non è solo importante per le famiglie adottive che potrebbero trovarsi ad accogliere bambini con questa sindrome, ma è un monito per tutte le donne sull’importanza di limitare l’uso di alcol per la salute propria e dei propri figli. È importante ricordare, infatti, che l’azione nociva dell’alcol non è legata alla dose, poiché in realtà anche minime quantità possono danneggiare l’embrione. La prevenzione della FAS parte, quindi, dalla consapevolezza delle donne.
Alcol e gravidanza: i dati italiani che preoccupano
Dati del Ministero della Salute dipingono un quadro preoccupante riguardo al consumo di alcol in Italia. Ciò che desta particolare attenzione è la crescita del consumo occasionale tra le donne, passato dal 39,3% al 46,9% nell’ultimo decennio, e l’aumento di chi beve fuori pasto, salito dal 15,6% al 23,2%. Parallelamente, non possiamo ignorare l’allarmante abitudine del “binge drinking” (consumo di grandi quantità di alcol in un breve periodo), che coinvolge il 15% dei giovani tra i 18 e 24 anni ed è in forte aumento. È fondamentale considerare che l’esposizione all’alcol in giovane età, specialmente con modalità di consumo rischioso come il binge drinking, può avere ripercussioni significative sulla salute a lungo termine, inclusa la futura fertilità sia maschile che femminile.
Le regioni del Nord Italia sembrano mostrare una maggiore prevalenza di consumatrici di alcol a rischio, in particolare il Nord-Est e alcune province come Bolzano, Trento, Veneto e Friuli Venezia Giulia. La Liguria è stata indicata come una delle regioni dove le donne consumano più alcol rispetto alla media nazionale. Tuttavia, è importante notare che i modelli di consumo e i dati possono variare a seconda degli studi e dei periodi di riferimento.
È cruciale sottolineare che, in ottica di una futura gravidanza, l’astensione completa dall’alcol rappresenta la scelta più sicura. L’alcol può interferire con la fertilità e, durante la gestazione, anche piccole quantità (non esiste una quantità sicura) possono causare gravi danni al feto (fonte: Fondazione Veronesi 2024).
La sindrome feto-alcolica nei minori adottati
È stato rintracciata una forte incidenza e diffusione della sindrome feto-alcolica, detta anche Fetal Alcohol Syndrome (FAS), tra i minori adottati provenienti da Paesi dell’Est Europa con un alto tasso alcolemico come Russia, Ucraina, Bielorussia e Polonia.
Che cos’è la Sindrome Feto Alcolica (FAS): cause e conseguenze
La sindrome feto-alcolica (FAS) è il risultato dell’esposizione prenatale all’alcol e rappresenta la forma più grave dei disturbi dello spettro alcolico fetale, chiamati anche Fetal Alcohol Spectrum Disorders (FASD). La principale causa della malattia è l’alcol, in quanto esso rappresenta una sostanza nociva che può indurre malformazioni del feto (azione teratogena) visto gli effetti irreversibili sul sistema nervoso centrale.
La malattia può provocare anomalie che colpiscono il normale sviluppo del feto – vulnerabile al consumo di alcol materno a causa dell’eliminazione inefficiente e dell’esposizione prolungata – riducendone il volume cerebrale globale, con specifiche riduzioni e disfunzioni in alcune aree di particolare importanza per le principali funzioni neuro-intellettive e motorie. Tali aree influenzano lo sviluppo cognitivo, il controllo degli impulsi e il giudizio, il trasferimento di informazioni tra gli emisferi cerebrali, la memoria e l’apprendimento, la coordinazione motoria, la capacità di lavorare verso gli obiettivi e la percezione del tempo.
Diagnosi mancate e speranze condivise delle famiglie adottive
Mentre alcuni sintomi fisici sono visibili alla nascita, i sintomi cognitivi e comportamentali spesso si evidenziano quando il bambino cresce, soprattutto durante l’età prescolare o scolare, quando emergono difficoltà di apprendimento e interazione sociale. Questo è ciò che accade ad alcuni minori adottati. A causa dell’assenza di anammesi prenatale, o di confusione della sintomatologia con altri disturbi, non è sempre facile o immediato procedere a una diagnosi di FAS.
Il miglior modo per prevenire e abbassare l’incidenza di questa malattia nei bambini è attuare dei programmi di prevenzione e informazione circa i rischi dell’alto consumo di alcol nelle donne in gravidanza. I Paesi da cui i minori con diagnosi di FAS provengono, sono aree del mondo con un chiaro problema di alfabetizzazione, povertà e disagio sociale ed economico. Di conseguenza, è fondamentale aiutare le madri biologiche a comprendere quanto possano essere gravi gli effetti dell’alcol sul feto.
Un ulteriore supporto può essere fornito alle famiglie adottive, che si ritrovano a fronteggiare la complessità dei bisogni educativi e terapeutici di un bambino con FASD.
Nello studio “Prendersi cura dello Spettro dei Disordini Feto Alcolici (FASD). Manuale per conoscere una sindrome quasi invisibile” del 2022 a opera del Centro Nazionale Dipendenze e Doping di Roma, viene sottolineata l’importanza di programmi di formazione precoce per i genitori adottivi, supporto psicologico, interventi abilitativi multidisciplinari ed un rafforzamento della rete di servizi sociosanitari. In Italia, purtroppo, mancano ancora protocolli condivisi tra neuropsichiatria infantile e servizi sociali per l’accoglienza e la gestione di questi casi.
Che cosa si fa in Italia a supporto delle donne che consumano alcol
I medici di famiglia svolgono un ruolo cruciale nell’intercettare e supportare le donne con problemi di alcol, anche in gravidanza: Prima di tutto con ruolo di prevenzione e sensibilizzazione, informando sui rischi del consumo di alcol, soprattutto in gravidanza o in età fertile, e promuovono stili di vita sani. Attraverso domande specifiche durante le visite, possono individuare segni di dipendenza e offrire un primo livello di ascolto e supporto, motivando la donna a riconoscere il problema e a cercare aiuto specialistico. In caso di alcolismo o consumo problematico, indirizzano la paziente ai Ser.D. (Servizi per le Dipendenze) o ad altri centri specializzati per una valutazione più approfondita e un trattamento adeguato.
Come accade nell’adozione, essendo casi che coinvolgono donne fragili e minori, è fondamentale non lasciare sole le famiglie. Serve una presa in carico multidisciplinare che coinvolga ginecologi, neuropsichiatri infantili, assistenti sociali e altri professionisti, per offrire un supporto concreto e integrato.
Il Convegno del 23 maggio
A questo fine ItaliaAdozioni, insieme al Gruppo di Lavoro Nazionale per il Bambino Migrante – Società Italiana di Pediatria (GLNBM-SIP), è tra i promotori del convegno nazionale “L’adozione oggi: la necessità di una rete competente ed efficace”, che si terrà venerdì 23 maggio 2025 presso l’Ospedale San Carlo di Milano. La partecipazione è gratuita, ma è necessaria la prenotazione online. Questo evento rappresenta un’importante occasione di formazione e confronto per tutti i professionisti che lavorano con bambini, donne e famiglie: medici di famiglia, pediatri, neuropsichiatri, assistenti sociali, insegnanti, pedagogisti, ginecologi, giudici minorili.
Tra i temi trattati, ci sarà anche un approfondimento sulla Sindrome Feto Alcolica (FAS) e sulla necessità di sviluppare una rete multidisciplinare capace di riconoscere e affrontare i bisogni dei bambini colpiti da FASD.
L’adozione come leva per sensibilizzare sulla Sindrome Feto Alcolica
L’adozione, in particolare quella internazionale, può rendere visibile la Sindrome Feto Alcolica (SAF) e i Disturbi dello Spettro Feto-Alcolico (FASD), spesso legati all’esposizione prenatale all’alcol. Molti bambini adottati provengono da contesti ad alto rischio e presentano fragilità invisibili che richiedono supporto specifico.
Riconoscere precocemente i segnali di FASD è fondamentale e coinvolge genitori, educatori e operatori sanitari. Formazione, sensibilizzazione e reti di sostegno multidisciplinari sono strumenti essenziali per aiutare le famiglie.
L’adozione diventa così un motore di cambiamento culturale, stimolando azioni concrete a tutela delle donne vulnerabili e promuovendo maggiore consapevolezza anche sul ruolo del consumo di alcol da parte di uomini e donne in Italia.
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