a cura di Monica Massa, psicoterapeuta specializzata in Emdr, corsi evolutivi e meditazione

In molti casi i giovani adulti italiani che dopo i 25 anni restano ancora in casa con i genitori, i cosidetti “bamboccioni”, soffrono in realtà di insicurezza. Sono 6 i passi basilari per aiutare i figli a diventare autonomi, tracciando un cammino che parte dai primi giorni di vita fino all’adolescenza.

1 – Dal primo attimo di vita: dare e comunicare amore per farne un adulto sicuro di sé
Soddisfare il bisogno d’amore e di appartenenza dei figli fin dalla tenera età: in ogni momento della loro vita, devono sapere e sentire che i genitori si prendono cura di loro, che sono desiderati e tenuti in considerazione. È importante accarezzarli e tenerli in braccio, dire liberamente “Ti voglio bene”, “Ti adoro”, “Mi piace quello che fai…”, costruendo nel tempo con fatti e parole un legame anche emotivo che li farà sentire sicuri di sé. Più amore diamo ai nostri figli, più amore avranno dentro di loro e saranno capaci di darne a sé e agli altri.

2 – Infanzia: permettere al bambino di affrontare le sue prime piccole prove per abituarlo alla responsabilità e a prendere decisioni
Più esperienza acquista un individuo in campi diversi, maggiore sarà la sua fiducia in sé. Quando il figlio muove i primi passi, un gradino da superare, un oggetto da afferrare, può essere l’occasione per lasciargli sperimentare i suoi limiti e insegnargli a superarli. Trattiamo i bimbi e poi i ragazzi come se fossero quello che potenzialmente possono diventare. Un genitore che supplisce ai vuoti della propria esistenza con la protezione ad oltranza dei figli, non li ama, ma li tiene soggiogati. Ad uno che non sa nuotare, non dire: “Non avvicinarti all’acqua che non sai nuotare!” ma piuttosto “Coraggio, entra in acqua per imparare a nuotare”.
Come scrive D. Canfield Fisher: “Una madre non è una persona su cui appoggiarsi, ma una persona che aiuta a non aver bisogno di quell’appoggio”.

3 – Durante la crescita: rispettare ogni figlio nella sua individualità perché maturi stima per se stesso
Apprezzare il bambino che accetta una sfida, indipendentemente dal risultato: diventiamo ciò che pensiamo di diventare, le nostre convinzioni determinano la nostra immagine che a sua volta determina i nostri sentimenti e i nostri comportamenti. Per questo sentirsi stimati aiuta a formarsi una buona idea di sé.

4 – Adolescenza: insegnare la disciplina interiore per farne un adulto che rispetta le regole per convinzione
La disciplina interiore – o autodisciplina – è una qualità che i bambini devono imparare a esercitare su se stessi, per la ricompensa interiore che ne deriva. Non basta che obbediscano. No a minacce e ricatti. Se i ragazzi vivono la disciplina solo come imposizione autoritaria, appena potranno le regole le infrangeranno. Dobbiamo aiutare i nostri figli a formarsi un proprio codice morale autonomo. Insegniamo con le parole e l’esempio i perché della vita, non solo che cosa si deve o non si deve fare. Più i perché saranno motivazioni profonde, legate ai valori umani universali, più le radici nei cuori dei nostri giovani saranno forti e capaci di reggere alle prove. Per esempio, è importante passare ai figli il senso della comunanza: “Non è mio o tuo, è nostro”. Una foresta nasce intrecciando le radici degli alberi nel sottosuolo, anche se in superficie si vedono gli alberi ergersi singolarmente.

5 – Lasciamoli sbagliare: è così che si impara!
Spesso i genitori temono gli errori dei figli perché li vivono come un proprio fallimento. Un brutto voto a scuola, una delusione dagli amici: lasciamo che i nostri figli sperimentino anche qualche frustrazione. Sbagliare, infatti, è spesso il modo migliore per imparare. L’importante poi è rialzarsi, con l’aiuto di papà e mamma che hanno fiducia nel destino dei propri ragazzi e anche nel proprio: i bravi genitori non sono quelli perfetti (la perfezione non esiste), ma quelli consapevoli dei propri pensieri, emozioni e comportamenti. La meditazione è una dimensione dove ritrovare se stessi, nella calma e nella pace. Molto utile anche per i giovani: ogni scuola dovrebbe avere nel programma scolastico un’ora alla settimana di pratica meditativa fin dalla scuola Materna.

6 – Insegnare le regole e i limiti: per non far crescere dei narcisi, tiranni fragili e infelici
L’educazione deve essere fatta anche di “no” e di “sì” assoluti, poche fondamentali regole che riassumono tutti i valori che vogliamo tramandare. I principi salva vita. Facilmente questi punti fermi suscitano ribellione nei giovani, ma saper resistere agli assalti libertari dei figli per l’educatore è prova di amore. Comunica ai ragazzi che ci si prende cura di loro, che si è disposti a battagliare per il loro bene e che si crede in quello che si insegna. Inoltre, il “no” è una forma di separazione dal figlio e resistere dà prova di non temere questo distacco e quindi di riconoscere in ultima analisi l’autonomia del giovane.