A cura del dr. Alberto Carpenito, Specialista in Endocrinologia e Metabolismo
A cura del dr. Fiore Carpenito, Specialista in Endocrinologia e Malattie del Ricambio

La Tiroide è una ghiandola con l’aspetto di una farfalla che si trova nella parte anteriore bassa del collo, proprio sotto il “pomo di Adamo”, al di sopra della “fossetta del giugulo” e dello sterno.
È formata da due parti, chiamati lobi, di circa 5 centimetri di diametro, uniti da un ponte, chiamato istmo (dalla forma simile alla lettera H).
Pesa di solito fra i 25 e i 30 grammi (con un volume di circa 18-25 ml) a seconda della costituzione del soggetto. Secerne due ormoni (T4-tiroxina-e T3-triiodotironina) che contengono iodio e che regolano numerose funzioni dell’organismo. È sotto il controllo di un’altra ghiandola, l’ipofisi, che è situata alla base del cervello e produce TSH che, a sua volta, stimola la tiroide a produrre T4 e T3.
In condizioni normali non è visibile, lo diventa quando si ingrandisce in toto (si parla di gozzo) o quando compare una tumefazione isolata (nodulo tiroideo).

Tiroide e Gravidanza

La tiroide assume grande importanza in gravidanza, quando gli ormoni assumono più che mai un ruolo fondamentale per la donna. Per questo, se è presente una malattia della tiroide, è consigliato trattare prima la malattia e, appena stabilito un equilibrio clinico-metabolico e di laboratorio, cominciare programmare una gravidanza.

Se c’è una familiarità per patologia tiroidea, prima di avviare una gravidanza è necessario eseguire gli esami tiroidei (FT4-FT3-TSH) ed anche gli anticorpi antiperossidasi e antitireoglobulina (ATPOAb-TgAb). In una donna sana, in età fertile inoltre, sarebbe consigliabile, prima di programmare una gravidanza o appena questa è stata accertata, effettuare almeno il TSH.

Per quanto riguarda le donne non affette da patologie tiroidee è utile aumentare l’apporto di iodio durante la gravidanza.

Ipotiroidismo e Gravidanza

L’ipotiroidismo è la condizione clinica in cui nell’organismo c’è poco ormone tiroideo. L’Ipotiroidismo conclamato (ma anche quello subclinico, ossia senza sintomi manifesti) può comportare:

  • interruzione della gravidanza;
  • parto pretermine;
  • basso peso alla nascita;
  • malformazioni congenite;
  • gozzo;
  • danni neurologici;
  • deficit uditivi;
  • morte del feto.

Se la paziente sa di avere l’ipotiroidismo la terapia sostitutiva va continuata regolarmente, mantenendo il TSH a 2.5 mU/l per programmare la gravidanza. Appena è accertata la gravidanza, la donna in terapia deve immediatamente aumentare la dose della L-Tiroxina del 30-40% ed eseguire gli esami ormonali (FT4-FT3-TSH e gli anticorpi antitiroidei). I controlli degli esami tiroidei nel I° Trimestre devono essere eseguiti ogni 30 giorni; nel II° e III° Trimestre almeno una volta a trimestre, tenendo conto, ovviamente, delle condizioni di salute della paziente. Naturalmente sarà il ginecologo a valutare con la paziente l’approccio migliore.
Dopo il parto, l’allattamento è consentito. La terapia va proseguita e adattata al nuovo peso corporeo e controllando periodicamente gli esami ormonali tiroidei.

Gli stessi consigli sono validi nel caso in cui l’ipotiroidismo insorga in gravidanza o durante il puerperio, appena fatta la diagnosi e iniziata la terapia sostitutiva con L-Tiroxina.

Ipertiroidismo e Gravidanza

Nella condizione clinica dell’ipertiroidismo la tiroide, nella stragrande maggioranza dei casi, produce più ormoni di quanto l’organismo ne abbia bisogno. L’Ipertiroidismo conclamato può comportare:

  • interruzione della gravidanza;
  • distacco di placenta;
  • parto pretermine;
  • basso peso alla nascita;
  • malformazioni congenite;
  • ipertiroidismo fetale/neonatale;
  • ipotiroidismo fetale/neonatale;
  • ritardo di crescita intrauterino.

L’ipertiroidismo subclinico va monitorato; potrebbe non avere effetti nocivi sia sulla madre che sul feto e sul neonato. La terapia, secondo la gran parte degli autori, va iniziata con il propiltiouracile (PTU) nel primo trimestre e negli altri due trimestri si può passare al metimazolo (MMI).
Si consiglia di mantenere la dose dell’antitiroideo al dosaggio minimo utile tale da controllare la malattia e avere gli ormoni tiroidei entro il range di normalità, monitorandoli ogni trenta giorni.
È importante dosare il TRAb (Anticorpi antirecettore del TSH) nel primo trimestre e poi successivamente a seconda dello stato clinico. È indispensabile la stretta collaborazione con il ginecologo-ostetrico e il neonatologo-pediatra.