Con il termine Spettro dei Disordini Feto Alcolici (Fetal Alcohol Spectrum Disorders – FASD) viene rappresentata la gamma degli effetti che si possono manifestare in un soggetto la cui madre ha consumato bevande alcoliche durante la gravidanza.
La Sindrome Feto Alcolica (Fetal Alcohol Syndrome – FAS) è l’aspetto estremo più grave dello spettro ed è la diretta conseguenza dell’esposizione fetale all’alcol in utero. In tutte le sue manifestazioni cliniche è sempre presente un danno permanente e irreversibile a carico del Sistema Nervoso Centrale, con conseguenze neuro comportamentali di variabile gravità ed entità, che accompagnano poi i pazienti per tutta la vita.
“La FASD, che si può prevenire al cento per cento con una corretta informazione, è ad oggi la disabilità cognitiva non genetica più comune, la cui diagnosi, tuttavia, è complessa e può arrivare anche tardivamente in età adulta”, afferma il presidente della Società Italiana di Neonatologia (SIN) Luigi Orfeo.
Infatti, la FASD include oltre quattrocento condizioni associate di deficit dell’attenzione e cognitivi, disturbi comportamentali, di pianificazione e dell’apprendimento e quattro macro classificazioni diagnostiche: Disturbo dello Sviluppo Neurologico Alcol-Correlato (ARND), Difetti alla Nascita Alcol-correlati (ARBD), Sindrome Feto Alcolica parziale (pFAS) e Sindrome Feto Alcolica (FAS), che è il quadro clinico di FASD pienamente espresso nella sua forma più grave.
Per questo motivo, nel 2013 l’Associazione Americana Psichiatri (APA) ha proposto di inquadrare la FASD e tutte le manifestazioni cliniche associate nel Disturbo Neurocomportamentale associato all’Esposizione Prenatale all’Alcol (DN-EPA), che include tutti i criteri diagnostici univoci per l’intero spettro di manifestazioni conseguenti l’esposizione prenatale all’alcol, con lo scopo di agevolare la diagnosi precoce e avviare un trattamento mirato tempestivo.
È pertanto essenziale promuovere consapevolezza e attuare politiche sociali mirate a partire dalle giovani generazioni già in epoca scolare secondaria. Una corretta informazione già dalla prima età scolare, può incidere positivamente sul lungo termine. Informare correttamente i giovani sull’uso consapevole dell’alcool e dell’effetto che provoca anche in gravidanza è un buon punto di partenza.
Sono favorite attività di volontariato e di formazione e informazione con la partecipazione attiva delle Isituzioni Scolastiche. Non per ultimo è il ruolo dei genitori nella formazione di figli, e in futuro madri e padri consapevoli del rischio di assunzione dell’alcool.
Se non lo vedi subito, non è detto che il danno non ci sia. Questo è lo slogan da proporre. È necessario chiarire inoltre che non esiste una quantità minima di alcol che può essere considerata “sicura”.
Fonte: Ministero della Salute, dalla Regione Lazio, dalla SIFASD, dal CRARL
Manifesto patrocinato dalla Società Italiana di Pediatria (SIP)
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