Un argomento dibattuto negli anni, sia in campo pediatrico che in quello odontoiatrico, è quello che riguarda l’utilizzo del ciuccio. “Succhiare il ciuccio”, è una comune abitudine non nutritiva, viene usato per calmare i bambini che piangono, per aumentare il benessere dei genitori, per prevenire la sindrome della morte in culla e la suzione del pollice.
Molti neonati tornano a casa con un ciuccio nel kit di dimissione dall’ospedale, ma le mamme cosa sanno su questo dispositivo?
La preparazione che dovrebbero ricevere al riguardo dovrebbe essere multidisciplinare: ogni professionista come l’igienista dentale, l’odontoiatra, l’ostetrica, la pediatra, dovrebbe argomentare, avvalendosi di studi scientifici, i pro e i contro di questo dispositivo utilizzato per largo tempo dai bambini (mesi o anni). Aggiungerei anche la figura professionale della psicologa infantile, per scongiurare l’uso del ciuccio dato in mancanza o in sostituzione di affetti familiari.
Gli studi scientifici sono discordanti e affermano che il ciuccio può influire negativamente nello sviluppo strutture oro-facciali, può ridurre la durata dell’allattamento al seno e determinare malocclusioni dentali se utilizzato a lungo. Sebbene il meccanismo non sia chiaro, l’uso del ciuccio durante il sonno inoltre avrebbe un effetto protettivo sulla sindrome SIDS (morta improvvisa nella culla).
Ogni mamma, supportata dall’esperienza e dalle conoscenze di ogni professionista del settore, dovrebbe decidere quando iniziare a dare il ciuccio, se il/la neonato lo richiede.
Saranno l’igienista dentale pedodontico e il pedodonzista a consigliare il ciuccio con la tettarella più adatta per un corretto sviluppo delle strutture oro-facciali.Queste due professioni, lavoreranno in team, successivamente, per sostenere la famiglia “nell’abbandono” di questo dispositivo qualora se ne facesse un uso prolungato.
Gli effetti negativi dell’uso dei ciucci dipendono: da una tettarella non adatta, dalla durata e dalla frequenza d’uso e dall’utilizzo con esso di sostanze zuccherate (miele, zucchero) per calmare il neonato.
Il ciuccio non si zucchera!
In passato spesso si mettevano zucchero o miele nel ciuccio dei bambini per calmarli in situazioni di pianto o agitazione. Si tratta du un’abitudine scorretta, fortunatamente ormai in disuso.
Uno studio della Queensland University of Technology (QUT) ha dimostrato che seguire un’alimentazione in cui sono presenti quantità di zucchero durante la prima infanzia aumenta il rischio di obesità, disturbi cognitivi e deficit di attenzione. Inoltre somministrare miele prima del compimento di un anno è sconsigliato perchè potrebbe contenere delle spore di botulino che nei bambini più grandi e negli adulti vengono distrutte dai succhi gastrici, mentre nei bambini piccoli, avendo una diversa composizione della flora batterica dello stomaco, possono raggiungere l’intestino dove producono una tossina nociva.
Infine il miele contiene, anche se in quantità minori, fruttosio, glucosio, saccarosio e altri glucidi che hanno comunque un potere dolcificante simile allo zucchero raffinato.
“Zuccherare il ciuccio” per lungo tempo, sarebbe uno dei fattori predisponenti per l’insorgenza della malattia cariosa nei bambini. Il batterio responsabile è lo Streptococco Mutans che, in un ambiente dove vi è una dieta ricca di zuccheri e/o carboidrati raffinati, bevande gassate, produrrebbe nella fase di metabolismo di questi degli acidi che, in mancanza di un azione preventiva immediata (igiene orale domiciliare) porterebbe alla cosiddetta “demineralizzazione“ dello smalto dentale con conseguente insorgenza della malattia cariosa.
Lo sviluppo della carie dentale è da attribuire ad un insieme di fattori predisponenti come:
- errata igiene orale domiciliare;
- mancati controlli professionali dall’igienista dentale;
- suscettibilità del paziente alla malattia;
- carica batterica alta e virulenta;
- alimentazione errata;
- ph salivare acido protratto nel tempo (qualità della saliva).
Leggi anche: