Il piede torto congenito è un atteggiamento presente alla nascita di deviazione permanente del piede causato da alterazioni legamentose, tendinee, muscolari, capsulari ed anche ossee.

Epidemiologia ed Eziopatogenesi.
Ha un’ incidenza dell’ 1% nei neonati prediligendo il sesso maschile, sovente la bilateralità e l’associazione con la displasia congenita. L’eziologia è incerta anche se sono state avanzate varie teorie come quella genetica, quella embrionaria e quella meccanica.

Secondo la teoria genetica, l’alterazione agirebbe sullo sviluppo del piede in epoca embrionaria non consentendo il fisiologico processo di maturazione. Secondo la teoria embrionaria esistono dei fattori esterni ambientali che possono determinare l’arresto di sviluppo del piede. La teoria meccanica prevede l’esistenza di svariate condizioni uterine (briglie amniotiche, oligoidramnios, cordone ombelicale, neoplasie uterine, ecc) o fetali (microsomia, parti gemellari, ecc) in grado di determinare un alterato rapporto tra contenente (utero) e contenuto (feto). In questi casi è più opportuno parlare di malposizione che di malformazione congenita e la prognosi è sicuramente migliore.

Diagnosi

La diagnosi prenatale di piede torto congenito viene generalmente acquisita intorno alla 22° settimana fetale in occasione della ecografia morfologica. La consultazione dello specialista ortopedico e dello specialista fisiatra con competenze pediatriche è già opportuna in questa fase. La corretta e tempestiva informazione sul percorso terapeutico e le prospettive funzionali del trattamento consente infatti di attenuare considerevolmente il comprensibile stato di ansia dei genitori. Alla nascita i segni ed i sintomi del piede torto sono evidenti all’esame obiettivo per cui la conferma diagnostica è semplice e non sono necessari esami strumentali aggiuntivi; è importante manipolare il piede per valutare il grado di correggibilità. La diagnosi differenziale va fatta con alcuni casi gravi di metatarso-varo-addotto, con il piede torto paralitico da spina bifida, con le paralisi spastiche e da poliomelite.

Terapia
Il trattamento deve essere il più precoce possibile. Và iniziato dal II-III giorno di vita consistendo, inizialmente, in manipolazioni correttive da effettuare più volte in un giorno seguito da speciali apparecchi gessati correttivi, che si oppongono alla deformità, da rimuovere ogni 14 giorni. All’età di 4 mesi un esame radiografico del piede è in grado di dire se la correzione ottenuta è soddisfacente. Solitamente però è quasi sempre necessario un intervento chirurgico che riguarda la correzione di una componente della deformità che risponde poco al trattamento gessato: l’equinismo. L’intervento prevede nella maggior parte dei casi l’allungamento del tendine di Achille e/o l’allungamento di tutti i tendini retratti e le aperture delle capsule articolari. Segue un secondo ciclo di trattamento gessato che non deve mai essere inferiore ai 60-80 giorni ed un programma di tutorizzazione notturna fino ai 18 mesi di vita. Questo è molto importante, in quanto il PTC è una deformità scheletrica ad alto rischio di recidiva.

Conclusione
L’obiettivo del trattamento del piede torto è quello di recuperare in massima parte la funzione del piede e della caviglia. L’attenzione del genitore, sia in caso di trattamento conservativo, sia in caso di trattamento chirurgico, non deve mai venire meno ed il controllo da parte dello specialista deve essere serrato almeno sino ai 3 anni di età.