Esistono due forme cliniche di piede piatto infantile: flessibile e rigido.

Il piede piatto flessibile è la varietà più comune, (95%), frequentemente associato a lassità articolari generalizzate.
È una forma benigna, sempre asintomatica, spesso associata ad altri disturbi posturali (ginocchio valgo, passo intrarotato). Il piede piatto rigido.
Caratterizzato da rigidità e dolore del piede, associato a condizioni patologiche congenite.
A seconda dell’entità della deformazione distinguiamo inoltre 3 gradi di deformità, caratterizzati da diverse impronte plantari osservabili al podoscopio o all’esame baropodometrico.

Perchè l’esame clinico è importante?

– Per classificare il grado di deformità del piede del bambino ed escludere condizioni più severe, è fondamentale la diagnosi precisa, effettuata da un podologo mediante l’osservazione diretta e il ricorso a strumenti che permettano di visualizzare la volta e, se necessario, ad esami radiografici o tac ove vi sia il sospetto di anomale fusioni scheletriche.
– Per instaurare un trattamento ortesico idoneo che sarà più efficace quanto più precocemente iniziato con dei plantari su misura correttivi il meno invasivi possibile.
– Per effettuare una valutazione globale dell’apparato muscolo scheletrico in modo da cogliere alterazioni posturali contrastabili con la scelta di esercizi e sport idonei.
Il piede piatto non deve mai essere considerato come un’affezione isolata ma va sempre inquadrato in un contesto posturale, valutando globalmente il bambino e ponendo attenzione ai disturbi associati come le alterazioni della colonna, il ginocchio valgo o il passo intra o extrarotato.
– Per seguire nel tempo l’evoluzione della deformità, seguendo il bambino nel periodo della crescita, aiutando la natura nella correzione spontanea dei difetti di allineamento posturali. È importante infatti annotare il grado di piattismo e dei difetti posturali associati con l’uso di mezzi di archiviazione e misurazione fotografica ordinati in forma di cartella clinica, in modo da seguire l’evoluzione del bambino e confrontare nel tempo i miglioramenti ottenuti.
– Per valutare l’eventuale ricorso all’intervento chirurgico di calcaneo stop nei casi più severi, non migliorati dal trattamento conservativo.
Quest’ultimo consiste in piccole regole di vita quotidiana suggerite dal podologo ai genitori, ma soprattutto nella prescrizione di plantari specifici.

Utilizzo dei plantari

È fondamentale l’utilizzo del plantare corretto, prescritto dal podologo, frutto di un ragionamento biomeccanico preciso che dia inizio a un progetto terapeutico da seguire nel tempo adatto al caso specifico.
Troppo spesso osserviamo bambini che indossano ortesi non idonee che addirittura ostacolano la correzione spontanea del piede.
Scopo fondamentale del plantare sarà quindi di correggere la pronazione del retropiede, sollevando e spingendo verso l’alto l’astragalo e di permettere all’avampiede di ruotare internamente.
L’uso di un plantare corretto è fondamentale, in quanto anche qualora non riuscisse a correggere la deformità, esercita in ogni caso un’azione passiva, facendo assumere al piede un allineamento posturale corretto in modo da non creare squilibri allo scheletro e alle articolazioni soprastanti, lo trasforma cioè in un piedistallo ottimale, cosa che in un organismo in crescita come nel bambino è di fondamentale importanza.
Il trattamento chirurgico è l’ultima strada da prendere in considerazione solo nei casi in cui i plantari non abbiano fatto completamente effetto (competenza dell’ortopedico).

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