Il cambiamento è un momento di crescita per i bambini e per gli adulti, ma bisogna viverlo nel modo giusto.
Cambiamento vuol dire adattarsi all’ignoto, al nuovo e quindi crescere. Da alcuni, però, viene visto in modo negativo, talvolta traumatico da parte del bambino. In realtà “cambiare” vuol dire crescere, a qualsiasi età della vita. Il cambiare è una capacità vitale che ci permette di abbandonare una strada vecchia e di sperimentarne una nuova. Nell’arco dell’esistenza umana le variazioni sono sempre presenti e avvengono come continui passaggi verso situazioni differenti. Il compito dei genitori di oggi è quello di far capire ai bambini/ragazzi che i cambiamenti sono parte essenziale ed integrante della vita di ognuno di noi.
Facciamo un esempio: un bambino che cresce è soprattutto un bambino che cambia e che deve imparare a superare le continue modifiche fisiche legate (anche solo semplicemente) alla sua sfera corporea. I cambiamenti quindi avvengono perchè siamo vivi, perchè non ci può essere vita se non si ha la capacità di accettare che qualcosa finisca, affinché qualcos’altro possa nascere di nuovo. Capita anche che siano dolorosi, in particolare quelli legati alla perdita delle persone: in questo specifico caso sarebbe importante che i genitori non forzassero i figli ad acquisire in fretta le capacità per adattarsi alla nuova realtà che si è venuta a creare, ma che li aiutassero e li sostenessero in questo processo, facendo capire loro che la “novità” comporta difficoltà, fatica e a volte sofferenza. Tutti questi elementi non vanno negati al bambino ma vanno vissuti completamente, mostrando che anche noi adulti facciamo fatica ad accettarli.
Ma quando il cambiamento diventa un problema?
Il problema si pone quando alcuni genitori si sentono in colpa, quando sono troppo ansiosi o eccessivamente premurosi nei confronti del bambino che deve affrontare il cambiamento.
Spesso questo atteggiamento genitoriale iperprotettivo mina la sicurezza e l’autostima del bambino stesso, rendendolo fragile e vulnerabile. Sono infatti gli adulti a fornire ai figli la chiave di lettura della realtà: ad esempio una variazione di scuola, di abitazione, di città o paese implicano di sicuro enormi cambiamenti per un bambino in età evolutiva, ma nessuno di questi è di per sè un cambiamento traumatico.
Tutto dipende dall’azione di contenimento emotivo dell’adulto, tutto dipende da come “noi” genitori reagiamo. Il cambiamento, infine, è una sfida, un continuo mettersi alla prova che sicuramente, con la giusta guida, i nostri figli sono in grado di affrontare e superare. E se poi non dovessimo trovare le parole giuste da dire ai nostri figli, possiamo aiutarci con le fiabe, strumento utilissimo per elaborare, attraverso il linguaggio simbolico, le difficoltà della vita.
A questo punto mi permetto di citare la teoria della scrittrice/psicoterapeuta torinese Silvana De Mari, secondo la quale il compito della fiaba, attraverso la sua narrazione, è anche quello di diminuire il dolore e rendere gestibile la sofferenza delle prove della vita.