Bambine e bambini sono due universi con punti in comune e tante differenze. Possiamo certamente cogliere delle differenze di genere che, tendenzialmente, si rendono manifeste quasi sempre.

La letteratura a riguardo esplicita chiaramente come, già dai primi mesi di vita, i piccoli abbiano le idee chiare sulla differenza di genere e da un punto di vista sia comportamentale che sociale. Gli studi del dottor Parker fanno estrema chiarezza sul perché alcune differenze esistono e sono così marcate: i bambini giocano a palla, le bambine preferiscono le bambole. Vediamo perché ciò, tendenzialmente, avviene.

I bambini sono più portati a controllare posizione, velocità e direzione degli oggetti in movimento, sono da essi più attratti. Preferiscono dunque il pallone perché puntano su questa loro abilità che gioca un ruolo molto importante. Le bambine, invece, sono più attente alle differenze dei colori, al discernimento di volti (infatti prima dei bambini riconoscono i volti dei familiari). Sono quindi molto più attratte dai dettagli che non dai movimenti: ecco perché preferiscono giocare con le bambole. Questo non significa certo che i bambini non giocheranno mai con le bambole e le bambine con la palla, si vuole solo sottolineare le loro preferenze.

Tendenzialmente le bambine sono più “delicate” negli approcci e i maschietti più corporei, questo però non vuol dire che non si possano verificare situazioni opposte.
Le differenze ci sono e vengono spiegate dalla differenza fra i due emisferi cerebrali: in entrambi i sessi la parte sinistra è specializzata nel linguaggio e nelle funzioni logiche, l’emisfero destra è specializzato nelle funzioni emotive-affettive e della percezione. I due emisferi sono collegati tramite un ponte di fibre nervose che consente il passaggio di informazioni. Studi e ricerche hanno dimostrato che questo ponte nella donna è più voluminoso e quindi l’integrazione fra i due emisferi è maggiore, ne deriva che la donna interagisce meglio con l’ambiente e tende a cambiare con più facilità il proprio punto di vista.

È però da tenere a mente che a parte queste differenze di preferenze e quelle legate alla sfera cerebrale (che saranno evidenti in età adulta) da piccoli non ci sono molte differenze fra un bambino e una bambina se non quelli dettati dai valori culturali che noi stessi tramandiamo.
Se ad un bambino diamo una bambola vi giocherà tranquillamente, così come la bambina con la macchinina (anche se non sempre usandoli in modo pertinente). Siamo però noi che in genere li “condizionamo” scegliendo per loro i giocattoli “da bimbo” e “da bimba”.
Noi stessi cambiamo notevolmente atteggiamento nei confronti dei nostri figli a seconda del loro sesso, spesso inconsapevolmente: “È chiacchierina, in fondo è una femmina” oppure “È  un maschio e continua con calci e pugni, sembra la sua valvola di sfogo!”

Questo non esclude l’impegno dei genitori ad operare interventi educativi ad hoc, laddove si presenti un comportamento scorretto. Se però i bambini mostrano curiosità verso oggetti, giochi e indumenti tipicamente adatti all’altro sesso, non allarmatevi. La loro curiosità in tal senso non può essere patologica è anzi tipica dei nostri piccoli esploratori. In questo modo potranno anche interiorizzare il sé e l’altro da sé, comprendere uguaglianza e differenza. Lo faranno giocando, attraverso l’esperire, approccio prediletto verso l’apprendimento. Lasciarli liberi significa offrire loro variabili più ampie senza influenze di luoghi comuni nella scelta di un gioco o un colore.

Liberi di giocare, liberi di essere!

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