Mentre nessuno dubita che la maternità rappresenti un momento capitale dell’evoluzione psicologica della donna, il vissuto della paternità è stato trascurato. Di fatto, anche nel linguaggio corrente non esiste un termine per designare i problemi psicologici del padre, che vengono indicati unicamente usando una terminologia che fa riferimento alla donna.

Eppure il divenire padre richiede ad ogni uomo un complesso lavoro psicologico di adattamento a questa nuova funzione che può avere un esito positivo, come nella maggior parte delle persone, oppure in alcuni soggetti, un esito insufficiente o inadeguato collegabile con ragioni complesse che riguardano i rapporti fra le caratteristiche della personalità, le esperienze affettive precoci e gli eventi della vita.
Diventare padre può essere considerato come un momento di crisi che comporta l’elaborazione di una serie di cambiamenti, di conflitti e di angosce collegate alle vicissitudini della realtà esterna e del mondo interno; questa elaborazione costituisce un lavoro psicologico che si svolge simmetricamente a quello della madre e che presenta analoghe difficoltà. Una delle prime reazioni è infatti una sensazione di esclusione che, nonostante la gioia della paternità, aumenta nel corso della gravidanza.
La moglie infatti concentra il suo interesse sempre più sul bambino e su se stessa, divenendo lei stessa il centro dell’attenzione di tutti gli altri, mentre quasi nessuno si preoccupa di quanto accade al padre. Tale situazione emotiva assume una particolare importanza in quei casi in cui nel rapporto di coppia l’uomo si trovi in una condizione di dipendenza affettiva dalla propria compagna; in questi soggetti la presenza di un figlio può attivare un movimento regressivo che comporta un accresciuto bisogno di attenzioni “materne” e contribuisce a potenziare i sentimenti e i timori di abbandono.

L’uomo si trova anche ad affrontare una serie di dubbi sulle sue reali capacità di provvedere alla famiglia, di essere un padre premuroso e un compagno affidabile per la moglie, che, contribuiscono a prepararlo alla nuova funzione paterna. I nuovi padri che ricercano e spesso ottengono l’uguaglianza con la madre nel prendersi cura del bambino, possono fornire il sostegno pratico che circonda e protegge la madre nella prima relazione con il neonato e possono partecipare anche ai compiti di cura con buoni esiti. Il suo apprezzamento come marito, padre e uomo è di grande importanza.

Talvolta, i padri possono presentare somatizzazioni di vario tipo. Ad esempio, è frequente il mal di testa, il mal di schiena e il mal di denti in concomitanza con le trasformazioni fisiche della compagna. Tale sintomatologia, assai rara nelle sue forme accentuate, è conosciuta come “sindrome della couvade” di solito compare verso il terzo mese di gravidanza e, accanto a questi disturbi fisici può provocare insonnia, ansia, nervosismo. Questi fenomeni psicosomatici, legati alla paternità, si acuiscono in prossimità del parto e sono più frequenti in uomini che diventano padri per la prima volta.

note fonte: (Psicologia dello sviluppo sessuale ed affettivo, Chiara Simonelli Psicopatologia nell’arco della vita, Paola Benvenuti)

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