a cura di Layla Perroni, volontaria ItaliaAdozioni

Adottare un figlio/a è un’operazione di amore e di coraggio, alcuni la definirebbero addirittura incosciente. Ci si mette in gioco come genitori e si inizia un lungo percorso, intenso in ogni sua tappa.
Il processo prevede che un figlio, non nato biologicamente da una coppia, venga riconosciuto legalmente come figlio ed erede della coppia. Il bambino adottato acquisisce il cognome del padre di famiglia e viene accolto a tutti gli effetti in un nuovo nucleo.

Ma cosa succede ai genitori biologici del bambino? Che rapporti si intrecciano con il minore dato in adozione e la famiglia adottiva?
L’ordinamento italiano, con la legge 84 del 1983, risponde stabilendo la possibilità di procedere con le pratiche dell’adozione secondo tre diverse modalità. Tre diversi approcci che, attraverso il Tribunale dei minori, creano tre tipi di adozione differente: adozione piena, adozione aperta ed adozione mite. Cerchiamo di spiegarne ed individuarne le caratteristiche.

L’adozione piena

Come cita l’articolo 27 della Legge sull’adozione, l’adozione piena è quella condizione giuridica che prevede che “l’adottato acquisti lo stato di figlio nato nel matrimonio degli adottanti, dei quali assume e trasmette il cognome. […] Con l’adozione cessano i rapporti dell’adottato verso la famiglia d’origine…”.
È la modalità di adozione più frequente e coinvolge un gran numero di famiglie in Italia. La scelta verso questo tipo di adozione non è legata ad una scelta egoistica o isolante verso il bambino, ma vuole raggiungere l’effetto contrario. Visto che molti bambini o ragazzi arrivano all’adozione perché vivono una grande disagio – a causa di povertà educativa dei genitori, comportamenti devianti degli adulti di riferimento, diffuse violenze ed abusi -, con l’adozione chiusa si mira a tutelare il minore dal punto di vista psicologico, emotivo ed umano.

L’adozione aperta

Questo tipo di adozione, invece, è un’evoluzione del primo modello. Infatti, essa persegue l’obiettivo di mantenere i rapporti con la parte buona della famiglia d’origine, pur confermando la condizione di adozione legittimante.

Si interrompono allora i rapporti giuridici con la famiglia d’origine, ma non quelli affettivi e personali, se positivi e significativi per il minore, che il potere pubblico deve mantenere e tutelare, perché fanno parte della sua identità. È nell’interesse del minore mantenere i rapporti con un soggetto “che non soltanto non è responsabile dello stato di abbandono, ma è stato spesso l’unico sostegno morale del minore nella condivisione del trauma costituito dalla mancanza di assistenza morale e materiale” facendo riferimento a sorelle o fratelli, ma anche a nonni o altri familiari.

All’interno del “mondo che vive l’adozione” ci sono pareri favorevoli e contrari in merito. Il tema è controverso e porta alcuni ad assumere posizioni radicalmente schierate contro o a favore dell’apertura: coloro che si dicono favorevoli la considerano un fenomeno che non può essere fermato, ancor più oggi (i minori adottabili sono sempre più grandi con legami consolidati, i social network connettono il mondo, etc.), mentre coloro che si dichiarano contrari sostengono che l’adozione aperta è un attacco al cuore, all’essenza stessa dell’adozione, se non addirittura una rivalutazione della forza indiscussa del legame di sangue.

L’adozione mite

L’ordinanza 1476 del 2021, emessa dalla Corte di Cassazione, ha introdotto un nuovo modello di adozione: l’adozione mite. Questo ultimo tipo di adozione consiste nel fatto che un minore sia adottato da una famiglia, senza che però vengano recisi i legami giuridici con la famiglia d’origine. Avviene in casi di semi-abbandono o disagio per il minore e norma per lo più situazioni già in essere.

Ad esempio, vi sono dei casi in cui i genitori biologici del bambino sono presenti ed affettuosi, pronti quindi ad offrire un solido supporto emotivo al minore, ma con problemi di natura economica o clinica. In quel caso non possono garantire la totale cura dei figli e si dimostrano, pertanto, carenti o comunque inadeguati a svolgere il proprio ruolo genitoriale pieno. Questi genitori non possono essere considerati per legge inadatti a svolgere il loro ruolo genitoriale: così lo Stato è chiamato ad intervenire per garantire che i minori siano collocati nella dimensione familiare più idonea per una sana e serena crescita, seguendo il processo d’adozione, ma mantenendo una porta aperta verso i genitori biologici.

I genitori adottivi devono occuparsi dei bisogni quotidiani, ovvero del mantenimento, dell’istruzione e dell’educazione del minore, in quanto a loro spetta l’esercizio della responsabilità genitoriale (ossia il potere di assumere decisioni nell’interesse del bambino), secondo le indicazioni generali stabilite dal tribunale; sarà proprio il Tribunale, supportato dai servizi sociali, a stabilire i tempi ed i modi in cui il minore potrà frequentare la famiglia di origine. Nel caso dell’adozione mite, il ragazzo avrà il doppio cognome, della famiglia di origine e dell’adottiva.

L’adozione mite si avvicina all’affido familiare con la differenza che quest’ultimo è temporaneo (il fine ultimo è di far rientrare il ragazzo in famiglia) e il ragazzo mantiene il cognome originario. Come l’affido questa adozione è consentita anche alle coppie non sposate e ai single. È parere degli esperti che l’adozione mite dovrebbe essere applicata come soluzione estrema, non essendoci altri modi per recuperare la famiglia di origine.

Carissima Pamela,
se devo pensare a chi ha cambiato la mia storia, certamente il tuo nome non può non apparire nella lista. Per anni sei stata solo un nome, una relazione scritta dal Tribunale dei Minori, ricordi sempre più sbiaditi nella memoria delle mie figlie, ma mi hai sempre accompagnata.(…)

Lo scorso dicembre, in un momento e in un tempo del tutto inaspettato, è capitato di vedere tutta la vostra famiglia con Messenger e l’incontro con te è stato davvero intenso, emozionante e liberatorio.(…)
Ora siamo una famiglia allargata: il nostro abbraccio va dall’Italia al Cile e sappiamo che, prima o poi, riusciremo a farlo fisicamente… e so già che sarà bellissimo.

L’altra mamma, Cristina
Fonte: Oltre l’oceano,  Cara Adozione 2: un libro per conoscere l’adozione, ItaliaAdozioni 2022