Che cosa significa disciplina?

La parola disciplina significa insegnare, educare, istruire. Il compito di un genitore non è punire con la finalità di fermare un comportamento “sbagliato”, ma fornire degli insegnamenti ai propri figli affinchè sviluppino abilità che servano per tutta la vita. Disciplina non vuol dire punizione e controllo, ma insegnamento e sviluppo di nuove abilità, attraverso amore, rispetto ed empatia.

Quali sono gli scopi della disciplina?

– Uno immediato: far cessare il comportamento “negativo” e promuovere un comportamento “positivo”; – Un altro a lungo termine: educare il proprio figlio in modo che sviluppi nuove abilità e la capacità di affrontare ogni situazione ed emozione difficile senza perdere il controllo.

Capire invece di reagire: tre domande per leggere il comportamento di tuo figlio

Quando tuo figlio si comporta in modo disfunzionale poniti queste 3 domande: 1- Perchè mio figlio si è comportato così? Impara a non rispondere di getto in preda alle tue emozioni, ma cerca di guardare il comportamento di tuo figlio con i suoi occhi, dal suo punto di vista. Allenando empatia e curiosità riuscirai a capire che tuo figlio cerca di comunicare qualcosa, senza però riuscirci in modo adeguato. 2- Cosa voglio insegnargli in questo momento? L’obiettivo non è dare punizioni, ma insegnamenti. L’insegnamento non consiste nel fatto che il “cattivo” comportamento merita una punizione, ma che esistono modi migliori per comunicare i propri bisogni. Puoi insegnare la gestione delle emozioni, l’empatia, la condivisione, la responsabilità, l’ascolto attivo. 3- Come posso fornirgli questi insegnamenti nel modo migliore? Considera sempre l’età e il livello di sviluppo di tuo figlio, oltre al contesto del suo comportamento. Non usare il “pilota automatico” nel fargli rispettare le regole, reagendo alla situazione in base al tuo stato d’animo e non considerando che cosa ha bisogno. Impara a distinguere quando non vuole comportarsi “come si deve”, rispetto a quando non può farlo in considerazione della sua età, del suo livello di sviluppo, del suo temperamento, del suo stile emotivo, del contesto della situazione, delle sue reali capacità in quel particolare momento. A volte tuo figlio non lo fa apposta, ma semplicemente non riesce a controllare le sue emozioni e i suoi impulsi, perché non ha ancora sviluppato alcune abilità.

Dal conflitto alla connessione: 6 passi concreti per educare con consapevolezza

1- Entra in sintonia con lui Mantieni la sintonia emotiva con lui, perché è soprattutto quando è in crisi che ha più bisogno di te. La sua rabbia, il suo dolore, la sua frustrazione sono il suo modo di comunicarti che non ha ancora sviluppato le abilità per adottare un comportamento funzionale in quel contesto. Entrando in sintonia con lui, tuo figlio si sente “sentito” da te, amato e accettato anche adesso che è in preda alle sue emozioni. È soprattutto in questi momenti che ha bisogno di te! Fagli capire che riconosci il modo in cui lui fa esperienza di quella situazione. Fagli sentire che consideri legittime le sue emozioni, anche se non il suo comportamento. Questo gli consente di passare dalla reattività alla ricettività, perché comprende che è il suo comportamento ad essere “sbagliato”, non lui. Non significa essere permissivo o viziarlo, poni dei limiti chiari e falli rispettare, ma fagli sentire che tu ci sei. 2- Aspetta che entrambi siate pronti Lasciagli il tempo di ritrovare uno stato d’animo in cui possa ascoltare e domandati se sei calmo o se anche tu ti trovi in uno stato reattivo. In tal caso prenditi il tuo tempo per ritrovare la calma. 3- Smetti di parlare e rimani in ascolto Spesso parlare troppo o fare tante domande quando tuo figlio è arrabbiato o agitato aumenta ancor più le sue emozioni, perché è già sovraccarico dal punto di vista sensoriale. Tuo figlio sa già cos’ha fatto e una lunga lezione sui suoi errori non farà altro che fargli “staccare la spina”. Ascolta DAVVERO quello che dice. Ascolta le sue emozioni, che sono vere e proprie richieste di aiuto. Non negarle, non sminuirle, non ignorarle. Tuo figlio, in questo momento, è totalmente identificato con le sue emozioni difficili, che sono vere e intense e hanno bisogno di essere nominate e riconosciute da te per poter diminuire di intensità. 4 – Esponi i fatti, evitando le prediche Rispecchia le sue parole. Ripetere ciò che ti dice come uno specchio gli permette di capire che l’hai ascoltato. 5 – Sii coerente, non rigido Rispetta i tuoi valori e gli insegnamenti che vuoi dare a tuo figlio, ma adotta un approccio flessibile. Non educare sulla base della paura o del controllo, con l’intento di ridurre la tua ansia e i tuoi timori. 6- Coinvolgilo nella disciplina Avvia un dialogo collaborativo e bidirezionale, coinvolgendo tuo figlio nella disciplina. Si sentirà rispettato e più disponibile ad accettare i tuoi insegnamenti e ad obbedire. Insegnagli a dare il suo contributo per trovare una soluzione alla dinamica che ha reso necessario il ricorso alla disciplina.

Anche sbagliando si educa

A volte, di fronte ad un comportamento difficile di tuo figlio, perdi la pazienza e reagisci in automatico alle sue emozioni in modo disfunzionale.

Cosa impara tuo figlio?

Anche gli errori dei genitori possono servire. Non sei un cattivo genitore, sei un essere umano.

Sbagliando si insegna!

– Gli insegni che si può chiedere scusa e sistemare tutto. Questo favorisce un senso di sicurezza nelle relazioni future. – Gli insegni a non temere i conflitti, ad avere fiducia nella riappacificazione e riconciliazione. – Gli insegni che le sue azioni influenzano le emozioni e il comportamento delle altre persone. – Gli insegni che non sei perfetto, così non si aspetterà la perfezione neppure da se stesso, ma imparerà a fare del suo meglio. – Gli insegni che può perdonarsi quando capita che si comporti in un modo diverso da come vorrebbe. Imparerà la compassione e la gentilezza verso se stesso, imparando a non giudicare troppo se stesso e gli altri. Gli insegni ad amare.

Genitori imperfetti e autenticamente umani

Essere genitori non significa essere perfetti, ma essere presenti anche quando non si hanno tutte le risposte. Ogni giorno è un’occasione per capirsi un po’ di più, per sbagliare, per riprovare, per scegliersi nonostante tutto. Educare non significa aggiustare, ma accompagnare. Non significa neppure cambiare tuo figlio, ma crescere insieme nell’amore e nell’imperfezione che rende umani.