Molte neomamme frequentemente si chiedono fino a quando dovranno allattare il proprio bambino.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità risponde a tale quesito con estrema chiarezza, affermando che i bambini vanno allattati in maniera esclusiva al seno per i primi sei mesi e successivamente – una volta iniziata l’integrazione con i cibi solidi – almeno fino ai due anni di vita.
Alcuni semplici indicatori, soprattutto nei primi tre mesi di vita, possono rassicurarci molto sulla qualità del latte materno e dunque su un apporto calorico quotidiano adeguato, tanto da permettere la prosecuzione dell’allattamento al seno senza ansie o preoccupazioni. In corso di allattamento al seno materno le feci diventano progressivamente di colorito giallo vivo – ocra o becco d’oca – e consistenza cremosa o tendenzialmente liquida.
Inoltre, se l’introito di latte è adeguato, la mamma cambierà quotidianamente almeno cinque-sei pannolini perché colmi di pipì, soprattutto nei primi due mesi di vita. L’incremento ponderale, invece, si attesterà sui venticinque grammi al giorno circa per i primi tre mesi, per poi ridursi nei mesi successivi. Il latte di mamma conserva però la sua importanza anche oltre questo delicato trimestre e lo fa egregiamente almeno fino ai ventiquattro mesi compiuti, non perdendo mai completamente il suo apporto calorico e i suoi enormi benefici.
È solo attraverso un meccanismo graduale e molto soggettivo che tutti i piccoli mammiferi iniziano a nutrirsi di altri cibi e diventano autonomi, abbandonando definitivamente il latte della mamma.
Numerosi studi antropologici hanno messo in evidenza come i bimbi messi nelle condizioni di avere a disposizione il seno quando lo desiderano tendono ad abbandonarlo spontaneamente solo intorno ai tre anni.
Questa tappa evolutiva però, così come il parlare o il camminare, non è raggiunta nello stesso momento da tutti i bambini ma è estremamente variabile.
Alcuni autori hanno correlato lo svezzamento naturale dal seno con la completa maturazione del sistema nervoso centrale, che avviene appunto intorno ai tre anni con la maturazione delle cellule nervose centrali e periferiche. È dunque estremamente importante favorire un allattamento duraturo distacco graduale e naturale dal seno materno. È così che la madre ottiene tutti i benefici possibili di questo irripetibile periodo della vita, riducendo il rischio di patologie come l’osteoporosi, ma anche il tumore al seno e all’ovaio. Per quanto riguarda il bambino, invece, è sempre stato noto come il latte materno protegga i neonati da pericolose infezioni respiratorie e/o gastrointestinali, ma oggi sappiamo da numerosi studi di rilievo che ridurrebbe anche il rischio di insorgenza di numerose patologie immuno-mediate come la celiachia, il diabete, la sclerosi multipla, le allergie, l’obesità.
È importante dunque che venga incoraggiato l’allattamento almeno fino ai 2 anni di vita, perché questo non danneggia il bambino, anzi, come abbiamo detto, apporta numerosi guadagni di salute sia per il piccolo sia per la mamma.
E se il distacco diventa complicato? Niente ansie o paure. L’allattamento potrà proseguire tranquillamente e terminerà con naturalezza – così come è iniziato – quando il cucciolo di mamma saprà autonomamente decidere di staccarsi.
 

10 regole per allattare al seno

Guida all’alimentazione durante l’allattamento al seno