Ognuno di noi può contribuire alla nascita di una “Nuova Scuola

bambino studia matita
Una gara spietata in cui tutti sono contro tutti e il compagno di classe diventa l’avversario da battere e da superare in ogni circostanza.
Ma a scuola si va per gareggiare?
Purtroppo la tendenza è sempre più quella descritta. Ciò che importa a molte famiglie sono purtroppo i voti: alti, non inferiori al nove, meglio se dieci con lode.
Ma andare a scuola non significa avere tutti nove o dieci sulla pagella: sarebbe troppo riduttivo.
L’intelligenza di un bambino non si misura esclusivamente con i voti e l’andare a scuola non dovrebbe essere inteso come una gara.
Si va a scuola per imparare divertendosi, si va sereni, si va per intrecciare rapporti di amicizia con eventuali coetanei, si va per sviluppare la propria autonomia, e spesso, in particolare ultimamente, per staccarsi da un contesto familiare troppo protettivo. Soprattutto si va per conoscere e fare esperienze positive e interessanti che possano ampliare il proprio modo di pensare.
L’ambiente scolastico è il cosiddetto “banco di prova” dove si testano i propri limiti, le proprie capacità, i propri livelli di conoscenza e di interazioni con il mondo “extrafamiliare”. Tutto questo però non dovrebbe avvenire in modo troppo competitivo. L’unico obiettivo non dovrebbe essere quello di superare il compagno, di diventare il migliore a discapito degli altri, come spesso succede perché i genitori inculcano tale concetto fin dalla più tenera età. Così facendo si perde di vista ciò che veramente la scuola dovrebbe rappresentare.
Questa, prima di tutto, oltre a fornire contenuti disciplinari, dovrebbe essere un laboratorio interattivo dove gli studenti sviluppano il proprio pensiero critico e dove possano trovare soluzioni ai problemi usando la creatività e cooperando tutti insieme.
lavagna scuola lettere
Lo sbagliare una verifica non dovrebbe essere inteso dal sistema scolastico come un fallimento, bensì un tentativo con cui lo studente si mette alla prova e apprende sbagliando (anche se oggi sbagliare sembra essere divenuto una cosa disonorevole).
Gli insegnanti dovrebbero riflettere molto su questo aspetto anche sulla didattica. Ad esempio, diminuendo l’uso della lezione frontale e creando, al posto, piccole unità di lavoro, aumenterebbero la collaborazione tra compagni eliminando forme di rivalità tra bambini e famiglie. Se lo sbaglio non venisse penalizzato e se non si desse esclusiva importanza al voto, aumenterebbe il livello di autostima dei singoli studenti e di conseguenza anche il loro apprendimento. Il corpo docenti e i genitori dovrebbero concentrarsi su questi aspetti abbandonando il concetto di voto e di competizione; così facendo la scuola sarebbe un luogo in cui l’atto di imparare è un piacere per la scoperta, libero dalle cosiddette ansie da prestazione, spesso indotte dai genitori stessi e talvolta anche dagli insegnanti.

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