La malocclusione dentale, che comporta ciò che comunemente si definiscono “denti storti”, è un problema di salute che ha spesso conseguenze negative sulla qualità di vita, sull’autostima personale e sulla percezione di sé, all’interno della propria comunità di riferimento e in società.

In letteratura scientifica esiste un indicatore apposito per “misurare” il fenomeno, che in quanto soggettivo è difficile da fotografare con esattezza: si tratta del OHRQoL, acronimo dell’espressione inglese “Oral Health-related Quality of Life”: una valutazione della salute orale dell’individuo, del benessere funzionale, del benessere emotivo, delle aspettative e della soddisfazione per la cura e della consapevolezza di sé.

Per quanto riguarda il mondo dell’infanzia e dell’adolescenza, gli specialisti di tutto il mondo si interrogano da tempo su quanto il fenomeno del bullismo possa attecchire e far danni in relazione all’impatto delle malocclusioni dentali sulla percezione di sé e del proprio aspetto. Ed è un problema che non ha confini geografici.

Uno studio pubblicato sul Ajo-Do American Journal of Orthodontics prende in considerazione un gruppo di studenti di Amman in Giordania: 920 bambini di 11/12 anni, 470 femmine e 450 maschi: sul totale il 47% dei maschi è risultato essere vittima di bullismo e la prima causa è risultata essere legata all’aspetto dei denti (denti storti, mancanti o sporgenti), seguita dalla forma fisica e dal peso. Ma è solo un esempio. Moltissimi studi individuano una relazione fra le severe malocclusioni dentali e un’alterazione negativa della qualità della vita di bambini e adolescenti, soprattutto in relazione alla loro età e al loro ambiente culturale di appartenenza: i ragazzi fra gli 11 e i 14 anni, in una delicata fase della vita, di transizione fra l’infanzia e l’adolescenza, possono avere una percezione più fragile del proprio aspetto fisico e possono iniziare a essere più esposti a critiche da parte dei propri compagni, che possono sfociare in episodi di bullismo. Ma è negli adolescenti dopo i 14 anni che si registra l’impatto più forte delle malocclusioni sulla percezione di sé.

“Ciascuno di noi – sottolinea Valerio Maccagnola, Presidente FACExp – ha le proprie caratteristiche, che non devono adeguarsi a uno standard estetico, ma consentire un corretto funzionamento del nostro organismo. Solo quando questo non accade si identifica un problema che deve essere risolto con un intervento ortodontico. È necessario tuttavia prestare molta attenzione al benessere dei ragazzi nella fase delicata della loro crescita, senza sottovalutare l’importanza di insicurezze indotte dall’ambiente esterno. Le richieste di intervento per correggere manifestazioni dentali, come incisivi superiori distanziati o overjet, cioè denti superiori sporgenti, o la presenza di alterazioni scheletriche importanti (mandibola piccola, viso troppo allungato) devono sempre essere valutate dall’ortodontista nel complesso delle caratteristiche personali del paziente e indirizzate cercando un miglioramento nell’aspetto che può portare a una percezione più sicura di sé”.