Sostenere le mamme che si trovano in situazione di fragilità, perché possano stabilire una buona relazione con il nuovo nato ed essere in grado di rispondere ai suoi bisogni: è l’obiettivo del progetto “Diventare Genitori attraverso l’Home Visiting”, offerto al territorio milanese dall’Associazione CAF.
La gravidanza e la nascita di un nuovo figlio sono un passaggio di “crisi fisiologica” per le mamme e per le famiglie in generale. A volte l’esperienza della maternità si inserisce in una dimensione complessa di vita, in cui specifici fattori possono gravare sulla possibilità di vivere questo evento con sufficiente serenità: l’isolamento della grande città, assenza di aiuti familiari, precarietà lavorativa, problemi economici, lutti familiari, difficoltà particolari con altri figli.
“Nei dieci anni di lavoro a contatto con le mamme – racconta Serena Kaneklin, psicologa – abbiamo condiviso con loro tanti momenti importanti legati al primo anno di vita del loro bambino, ed abbiamo potuto essere con loro quando la distanza dalla propria famiglia e/o dal proprio paese ha reso la quotidianità più difficile e meno forte l’idea di poter essere capace come mamma e genitore”.
Il sostegno empatico e professionale delle operatrici dell’Associazione CAF permette alle mamme, ma anche ai papà, sempre coinvolti nel progetto, di riconoscere e allenare le proprie competenze e risorse per affrontare al meglio la crescita del proprio bambino. Il lavoro di sostegno alla genitorialità che viene effettuato nella casa di queste mamme ha delle ricadute positive anche sugli altri componenti della famiglia, innanzitutto i papà e poi gli altri fratellini più grandi eventualmente presenti. Le operatrici seguono le famiglie per un periodo che varia da 12 a 18 mesi nella loro quotidianità, incontrandole tutte le settimane. Le professioniste sono formate per sostenere mamme con bambini da 0 a 2 anni. Il lavoro nelle case richiede un grande equilibrio e una specifica competenza professionale, per garantire questo, il lavoro delle operatrici è supportato e monitorato da periodici incontri di supervisione con la dott.ssa Ida Finzi e di equipe, per la definizione di obiettivi ed opportuni interventi.
La fase sperimentale di questo progetto, ovvero i primi 5 anni di lavoro nelle case, è stata sostenuta e supportata anche da un protocollo di ricerca dell’Università Bicocca che, attraverso una serie di questionari e strumenti semplici da utilizzare da parte delle mamme e delle operatrici, ha consentito di dare validazione scientifica ai risultati raggiunti attraverso l’intervento domiciliare. L’investimento di energie umane e professionali su questo servizio è motivato dal suo grande valore di prevenzione: l’obiettivo a lungo termine è infatti prevenire i disagi e le sofferenze che possono consolidarsi e crescere all’interno delle famiglie ed interferire significativamente nella relazioni genitori/ figli.
LA TESTIMONIANZA DI FRANCESCA, MAMMA DEL PROGETTO “DIVENTARE GENITORI”
Ho accettato l’incontro con le dottoresse che mi hanno presentato il progetto “Diventare Genitori” quando il bambino non era ancora nato, ma ho detto di no perché non mi sembrava di avere bisogno di qualcuno che mi stesse vicino in quel modo. Quando il bimbo è nato ero molto contenta ma, dopo un mese dal parto, ho capito che ero molto triste e piena di incertezze. Mia madre abita lontano e non guida. Quando veniva a trovarmi si dava un gran da fare, preparando i pasti, riordinando casa, dicendomi come fare con il bambino. Quando andava via mi sentivo sola e spesso un po’ confusa, andavo in crisi e mi sembrava di non saper più fare la mamma: il bimbo piangeva e mi sembrava di non essere più capace di fare niente per lui.
A me e a mio marito così sono tornate in mente quelle dottoresse che ci avevano presentato il progetto e le ho richiamate dicendo che volevo provare a vedere com’era. Abbiamo cominciato che il piccolo aveva un mese. All’inizio ho parlato tanto, ho raccontato del bambino e delle cose che mi mandavano in tilt : “Quando piange e non capisco perché, il bisogno di essere sempre attaccato al seno, quando di notte vuole essere tenuto in braccio altrimenti piange”. Insieme all’operatrice abbiamo pensato a delle cose da fare per affrontare i momenti critici, l’operatrice ripeteva sempre: “Tu e il tuo bambino vi state conoscendo, ci vuole tempo, si fanno delle prove”.
Dapprima abbiamo passato tanto tempo in casa e poi mi sono sentita pronta ad uscire con il mio bambino; l’operatrice era con me, non mi ero accorta di aver passato tanto tempo in casa fino ad allora. Quando ho rifiutato il progetto non avevo in mente che la mia tristezza ed inquietudine potessero condizionare il mio modo di stare con mio figlio. Non mi ero accorta che non riuscivo a uscire di casa. Credo che mio marito fosse molto preoccupato. Lui e l’operatrice mi hanno sostenuta anche sull’importanza di aver cercato ed accettato un aiuto. Ora il mio bambino ha un anno, con l’operatrice ci siamo salutate, qualche volta ci sentiamo per telefono. Quando viene mia madre mi aiuta, cucina, gioca con il nipotino, lo tiene se devo fare delle commissioni e adesso è lei a chiedermi cosa è meglio fare in certi momenti con lui.
PER MAGGIORI INFORMAZIONI
Gli operatori o le stesse famiglie possono contattare direttamente l’Associazione CAF dal lunedì al venerdì dalle ore 10.00 alle ore 13.00 per chiedere informazioni o per fissare un primo appuntamento di conoscenza.
Tel: +39 02 8265051 – email: diventare.genitori@cafonlus.org