“Il prossimo inverno avremo in circolo meno scorte di vitamina D a causa del fatto che nel periodo del lockdown siamo stati meno esposti al sole. Quindi quest’anno i pediatri dovranno prestare più attenzione, perché è probabile che un maggior numero di bambini raggiunga una situazione di carenza che potrebbe poi dare problemi soprattutto a livello osseo, tanto negli adolescenti quanto nei bambini in età scolare”.

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A fotografare lo stato di salute degli italiani è Francesco Vierucci, pediatra della Struttura complessa di Pediatria dell’Ospedale San Luca di Lucca. Di questo importante aspetto si è discusso a Napule è… pediatria preventiva e sociale“, la tre giorni di eventi che si è tenuta dal 18 al 20 settembre, dedicata alla prevenzione, allergologia, dermatologia, nutrizione e gastroenterologia in età pediatrica, e promossa dalla Società italiana di pediatria preventiva e sociale (SIPPS) in live streaming sulla piattaforma digitale Health Polis, iDea Congress.

“Nel nostro Paese la sintesi cutanea di vitamina D diventa efficace da marzo, praticamente proprio nei tre mesi in cui quest’anno siamo stati chiusi in casa. Pertanto – spiega ancora Vierucci – tutti i bambini che necessariamente sono stati meno esposti al sole meritano di fare la profilassi con vitamina D. Si tratta di una profilassi a dosaggi fisiologici giornalieri assolutamente raccomandati, per cui non è necessario andare a misurare il livello di vitamina D presente, a meno che non ci siano nei bambini dei sintomi carenziali clinici evidenti – puntualizza il medico – ma in questo caso è il pediatra a doverlo riscontare”.

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VITAMINA D E CORONAVIRUS

Di vitamina D si è parlato molto anche nel periodo della pandemia perché si era ipotizzata una possibile relazione tra stato vitaminico e malattia da Covid-19.


“Su questo punto i dati effettivamente disponibili sono pochi – precisa Vierucci – ci sono state, però, delle prese di posizione da parte di importanti società internazionali. Diciamo che al momento non si può ritenere che la profilassi con vitamina D possa essere una reale ed efficace strategia di prevenzione di Covid-19 o di trattamento della malattia. I pochi studi pubblicati – fa sapere il pediatra – suggeriscono un’associazione tra carenza grave di vitamina D e peggior risoluzione della malattia. Ma non è una relazione causa-effetto, è un’associazione. La cosa certa è che lo stato vitaminico regola l’immunità – conclude Vierucci – dunque è assolutamente corretta l’indicazione di cercare di garantire a tutti i soggetti i fabbisogni giornalieri di vitamina D raccomandati per età”.

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