Nuovi fattori di rischio associati all’obesità in età pediatrica
L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce l’obesità una condizione clinica caratterizzata da eccessivo accumulo di tessuto adiposo (grasso) nell’organismo, tale da indurre un significativo incremento dei rischi per la salute. Recentemente il termine condizione è stato sostituito da quello di malattia per sottolineare la gravità del problema. L’obesità è diventata negli ultimi anni una vera e propria epidemia anche in età pediatrica.
In particolare, la percentuale dei bambini italiani in sovrappeso/obesi risulta molto più elevata che nel resto d’Europa: 1 bambino su 4 è sovrappeso ed 1 su 10 è obeso, con una tendenza pericolosamente vicina a quella degli Stati Uniti, dove vive il maggior numero di persone obese al mondo.
La Campania, Salerno in testa, ha il primato della maglia nera con 1 bambino su 2 sovrappeso.
Diversi studi hanno dimostrato come già durante i primi anni di vita possano iniziare a svilupparsi le gravi complicanze dell’obesità (pressione arteriosa alta, fegato grasso, diabete mellito, aumentato spessore della parete dei vasi sanguigni con aumentato rischio di infarto/ictus) che spesso restano a lungo sconosciute o sottovalutate.
Il trattamento dell’obesità sia in età pediatrica che nell’adulto risulta essere difficile e impegnativo: gli interventi individuali con diete specifiche associate a un incremento dell’attività fisica sono a volte inefficaci con perdite di peso solamente temporanee.
Per questi motivi oggi bisogna sensibilizzare maggiormente i pazienti sull’importanza della prevenzione come unico mezzo efficace per combattere l’epidemia di obesità. In particolare, già nei bambini in età pre-scolare (dai 2 ai 5 anni) è dimostrato scientificamente come un corretto stile di vita e un’alimentazione sana contribuiscano a prevenire la comparsa, negli anni successivi, dell’obesità e delle sue temibili complicanze. È importante non far saltare mai i pasti al bambino e consumarli insieme a tutta la famiglia.
Molti bambini tendono spesso a saltare la colazione, ma si tratta di un pasto importantissimo per fare in modo che il proprio figlio affronti al meglio la mattinata scolastica. Inoltre, mantenere sempre un buon livello di attività fisica e ridurre le attività sedentarie, monitorando mensilmente il peso del bambino sono delle abitudini semplici ma molto efficaci per contrastare l’incremento eccessivo di peso.
Alcuni recenti studi hanno effettivamente dimostrato l’esistenza di nuovi fattori di rischio associati all’obesità in età pediatrica. In particolare, una ridotta durata e qualità del sonno notturno, il consumo di cibi contaminati da bisfenolo A, sostanza chimica ampiamente utilizzata dall’industria per la produzione di plastiche e resine ad uso alimentare (presente in biberon, bottiglie, stoviglie, contenitori per alimenti) e le alterazioni a carico del cosiddetto microbiota intestinale (o microflora intestinale), la popolazione composta da miliardi di batteri che vive all’interno del nostro intestino.
Quest’ultima, quando va incontro ad alterazioni di tipo qualitativo e/o quantitativo, contribuisce a danneggiare le cellule intestinali, provocando un maggior numero di calorie assorbite dopo i pasti e quindi un aumento del peso corporeo.
Tutti questi aspetti insieme, oltre che confermare la complessità della problematica relativa all’obesità infantile, confermano quanto siano necessari ulteriori sforzi da parte della ricerca per trovare strategie terapeutiche innovative da affiancare a uno stile di vita familiare corretto, una sana alimentazione e una costante attività fisica.